

Marco Maraviglia //
I Dittici d’Iran di Vanni Pandolfi. Sensazioni e racconti di una terra vista da dentro
Analogie in un libro fotografico, figlio del lockdown, di appunti fotografici presi dal 2011 al 2020 che vede la luce
Chi è Vanni Pandolfi
Classe 1982. Laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Firenze, per vivere è socio di un’agenzia che si occupa di sorveglianza non armata.
Conserva ancora le fotografie che realizzò a 6-7 anni realizzate con una macchinetta fotografica che regalava un’azienda produttrice di cioccolato.
Best Selected,un’invenzione di fotografia condivisa
Vanni Pandolfi, pur occupandosi di altro per lavoro, coltiva ugualmente da sempre la sua passione per la fotografia spostandosi oltre ipropri confini. Oltre quelli che sono i propri servizi fotografici. Crea Best Selected, una vetrina, un contenitore che si occupa di Fotografia intercettando fotografi meritevoli divisibilità sparsi nell’Oceano della rete.
Ogni anno e da quattro anni, Vanni seleziona infatti le immagini più interessanti per realizzare dei volumi fotografici usando Blurb, un noto servizio di stampa on demand, rendendoli acquistabili in rete. E nuovi autori emergono. O perlomeno resterà traccia cartacea dei loro lavori.
Un’iniziativa lodevole che fa comprendere il senso di condivisione, senza gelosie o altro genere di sovrastrutture, di VanniPandolfi.
L’Iran di Vanni Pandolfi
Credo che nell’immaginario collettivo l’Iran sia solo guerre e petrolio. Le scene che ci mostra la tv difficilmente ampliano le nostre conoscenze di un Paese che in realtà è culla di civiltà millenarie. Un Paese demonizzato dall’Occidente, dalle tensioni internazionali derivate dalla rivoluzione del’79, che ne mostra solo i problemi che riguardano la classe dirigente con il resto del mondo.
È invece un paese meraviglioso, con una storia gloriosa e antica. Culla di civiltà millenarie. Deserti, montagne con ghiacciai, foreste, e il mare delGolfo Persico. Completo dal punto di vista naturale. Con un popolo accogliente,educatissimo, pieno di vita.
Vanni conosce nel 2011 Yasmine durante una serata magica in discoteca e comprendono che il loro incontro non è un semplice colpo di fulmine. Si sposeranno l’anno dopo.
Con lei inizierà a conoscere quel Paese in tutti i suoi aspetti culturali, paesaggistici, sociali, fotografandoli come appunti di viaggio.
Nell’ultimo viaggio ho notato differenze soprattutto nelle condizioni economiche. L’embargo e le sanzioni internazionali stanno facendo soffrire soprattutto il popolo piuttosto che la classe dirigente. C’è una crisi pesante,e la forbice tra ricchi e poveri si è allargata enormemente ingoiando la classe media giù verso la povertà.
Ma l’Iran è comunque un Paese ricco di energie dove, sì,circolano nelle strade i "controllori della moralità” che vigilano sul rispetto delle leggi emanate dal Governo riguardo quegli aspetti riconducibili alla morale islamica, ma c’è un mix di contaminazioni tra l’antico e il moderno,dove le “generazioni tecnologiche”, l’influenza occidentale, musica di ogni genere e quant’altro, creano un qualcosa di elettrizzante e stimolante.
E con l’arte dell’ospitalità che crea le condizioni per far sentire a casa propria anche lo straniero.
I Dittici d’Iran
Il libro è uno di quelli “figli del lockdown”. Mesi pandemici che hanno dato a tanti il tempo di risistemare idee, riprendere in mano progetti lasciati accantonati o di organizzarne di nuovi. Vanni Pandolfi in quei mesi fa mente locale sul suo archivio di nove anni di fotografie realizzate in Iran e fa nascere il suo racconto fotografico.
Sono nati così questi dittici che rappresentano frammenti di esistenze e momenti eccezionali della mia vita. Ogni dittico è un grumo di significati ed emozioni da decifrare riguardate vari aspetti “complessi” del Paese Iran e delle persone a me care che lo abitano.
Quando ho visto Ditticid’Iran di Vanni Pandolfi, mi sono sentito come scoprire le chiavi per accedere in un territorio ubicato oltre il mondo. Accompagnato dalla sua presenza nella mente, ascoltavo le sue essenziali parole che leggevo nelle didascalie. Brevi riflessioni personali e simil-poetiche che accompagnano le foto. Pregne di evocazioni, sensazioni, soffi di percezioni che immergono il lettore in atmosfere a cavallo tra l’antico e l’oggi, tra il mistico e il metropolitano. Silenzi senza tempo da ascoltare e poi sonorità urbane, miscelate al ritmo di arpeggi e rock.
È l’Iran di Vanni Pandolfi, o almeno quello che ho interpretato. Con le sue connessioni, contaminazioni e contraddizioni tipiche di un Paese che ha attraversato millenni di civiltà.
Con la giusta scelta del bianconero per concentrare l’attenzione sui soggetti-pensieri e le vignettature che richiamano l’effetto Holga, si stimola l’osservatore a scrutare con più attenzione e più a lungo le immagini per coglierne il senso delle analogie dei dittici.
Moschee ed altri luoghi di culto, interni di appartamenti,le strade, il bazar di dieci chilometri, le donne, le pause, le spiagge sul MarCaspio dove assaporare il tramonto su un tappeto persiano, i deserti e le montagne, i luoghi dove si incontrano i giovani, le feste, le amicizie di pochi attimi fatte nel traffico tra i finestrini delle auto... Vanni Pandolfi ci racconta con una fiaba fotografica una parte di quell’Iran ai più sconosciuta attraversandolo con immagini di Teheran, Esfahan, Shiraz, Kashan, villaggi nel nord sul Mar Caspio, Abyane, la zona del Gilan, le rovine di Persepolis.
L’Iran di Vanni Pandolfi, un Paese col un indice di criminalità tra i più bassi del mondo. La sua seconda casa.
Dove trovare Dittici d’Iran (2011-2020)