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Mostre ed eventi // Pagina 1 di 231
26.04.2024 # 6414

Paolo Falasconi //

IV Biennale Disegno Rimini. Mostra THAYAHT. Il futuro presente

“Thayaht. Il futuro presente”, esposizione a cura di Guido Cribiori e Sabrina Foschini, si potrà ammirare alla Galleria dell’Immagine, presso la Biblioteca Gambalunga, dal 4 maggio al 28 luglio.

Nel mondo della moda è “l’uomo che ha inventato la tuta”, cosa certamente vera ma molto parziale. Perché Thayaht non si limitò a creare questo rivoluzionario capo di abbigliamento ma fu un artista, e un intellettuale, a tutto tondo. Come la mostra a lui dedicata alla quarta Biennale del Disegno di Rimini –diretta da Massimo Pulini – conferma.
“Thayaht. Il futuro presente”, esposizione a cura di Guido Cribiori e Sabrina Foschini, si potrà ammirare alla Galleria dell’Immagine, presso la Biblioteca Gambalunga, dal 4 maggio al 28 luglio.
L’esposizione permette di tracciare un percorso artistico e biografico di Ernesto Michahelles (1893-1959) in arte Thayaht, fiorentino di nascita ma di famiglia cosmopolita, artista poliedrico, affiliato al futurismo per l’amicizia con Marinetti e per una naturale propensione al futuro, inteso come terreno d’avanguardia e di scoperte. Scultore, designer, pittore, scenografo, orafo, ufologo e inventore; da moderno alchimista brevettò anche una lega metallica a cui diede il suo stesso pseudonimo. Convinto fautore dell’opera d’arte “totale” che coinvolge ogni aspetto dell’esistenza, ne ha rappresentato un effettivo manifesto vivente, con la sobria eleganza di un dandy, capace di rivoluzionare i canoni della moda.
È divenuto celeberrimo per l’invenzione della “tuta” (1919), il modello maschile, composto di un unico pezzo, in perfetta sinergia tra abito e corpo, che in seguito diventerà il più popolare abito da lavoro. Ha collaborato con la maison di Madeleine Vionnet, uno dei più famosi atelier di moda parigini degli anni Venti, creando per lei la campagna pubblicitaria, i bozzetti degli abiti e il logo, oltre a una prima idea di tuta femminile. Ha anche pubblicato insieme al fratello Ram (acronimo di Ruggero Alfredo Michahelles) un “Manifesto per la trasformazione dell’abbigliamento maschile” (1932), dove reinventa il lessico dei capi oltre alle loro forme, e con lui ha progettato costumi e scenografie teatrali.
Proprio grazie all’eredità famigliare, si sono potute raccogliere numerose opere datate tra il 1917 e il 1958, in particolare disegni, studi e bozzetti per la creazione di sculture, mobili, oggetti d’arredo, monumenti, abiti, decorazioni tessili e anche la planimetria della “Casa gialla”, la sua residenza-studio a Pietrasanta, dove si dedica all’avveniristica e utopistica costruzione di un “carrovela”, un veicolo azionato dal vento e testato sulla vicina spiaggia. Il corpus di opere, conservate dai familiari e rese note solo recentemente è in gran parte legato all’aspetto progettuale della sua attività e documenta il felice rovello di una mente concentrata sulla speculazione del nuovo, sulla sintesi formale di un’idea che cambi i connotati del quotidiano e ridisegni il mondo in ogni aspetto della nostra esistenza. Nella sua carriera Thayaht ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia e si è legato a personalità di spicco della cultura internazionale come l’ideatore dei Balletti Russi, Sergej Djagilev, lo storico Bernard Berenson, l’orientalista Fosco Maraini, e il poeta Ezra Pound oltre alla già citata cerchia dei Futuristi, con cui condivide il culto di una modernità illuminata, ma a cui accosta l’esplorazione di altri misterici e insondabili mondi.
La Biennale del Disegno è organizzata dal Comune di Rimini ed è curata da Massimo Pulini.


19.01.2024 # 6383

Paolo Falasconi //

Sol LeWitt a Napoli alla Galleria Artiaco

Dal 12 gennaio al 24 febbraio 2024

Il lavoro di Sol LeWitt è caratterizzato dall‘uso di diverse tecniche che gli hanno permesso di trovare il giusto compromesso tra qualità percettiva e concettuale, tra la semplicità dell‘ordine geometrico e la ricerca di bellezza e creazione intuitiva.

La sua ricerca artistica si sviluppa attraverso i suoi famosi disegni murali e le strutture geometriche. Ha decostruito il concetto di autorialità legato alla realizzazione dell‘opera, riconoscendo la preminenza non alla mano, ma alla mente che l‘ha concepita. Parallelamente, l‘artista ha prodotto molte opere su carta durante tutta la sua carriera.

La mostra si concentra su opere mai esposte prima, realizzate tra il 1992 e il 2005, un periodo in cui LeWitt ha deciso di dedicarsi maggiormente alla pittura. La tecnica che utilizza è la tempera su carta, pittura opaca a base d‘acqua, che lo ha affascinato fin dagli anni ‘80. I suoi studi lo hanno portato verso la definizione di forme meno rigide, articolate dalla creazione di profondità spaziali. Il risultato sono opere astratte composte da pennellate fluide e libere.

L‘artista trasforma così idee in incarnazioni visive, manifestazioni visibili di sistemi e regole che si mescolano creativamente, dando origine a una molteplicità di combinazioni. Linee, forme, colori e volumi stabiliscono un equilibrio sottile tra pensiero e forma, ordine e disordine, autorialità e anonimato. Il suo lavoro si articola attraverso strutture mentali e visive concrete in una costante ricerca che gli ha permesso di rinnovarsi continuamente.

I titoli delle opere esposte richiamano la tecnica descritta in precedenza: Pennellate, Linee Orizzontali e Forma Irregolare. Come linee orizzontali in una sovrapposizione virtuosa creano una percezione tridimensionale dalla superficie piatta del foglio, così le forme irregolari definite da tonalità contrastanti conferiscono alla forma una condizione percettiva prominente. Le sue opere si rivelano quindi come strutture che prendono vita attraverso l‘idea, sfidando la dipendenza dell‘artista dalla sua abilità manuale.



Info utili
Dal 12 Gennaio 2024 al 24 Febbraio 2024
NAPOLI Galleria Alfonso Artiaco
INDIRIZZO: Piazzetta Nilo 7
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 081 497 6072

In copertina: Wavy Brushstrokes, 1995, gouache su carta, 37.5 x 57 cm

27.09.2023 # 6341

Paolo Falasconi //

Al Palazzo Reale di Napoli in mostra Mimmo Paladino

Le opere esposte sono ispirate all’album Divertimenti per li regazzi (1797) di Giandomenico Tiepolo

È stata prorogata fino al prossimo 9 gennaio la mostra dell’artista Mimmo Paladino (Paduli, 1948) dedicata a Pulcinella in corso al Palazzo Reale di Napoli
L’esposizione intitolata “Mimmo Paladino. I 104 disegni di Pulcinella” con la curatela di Flavio Arensi, è stata inaugurata nella Galleria del Genovese il 6 luglio di quest’anno e avrebbe dovuto chiudere il 3 ottobre 2023.
 
Grande è stata l’affluenza durante l’estate per ammirare il ciclo dei disegni realizzato oltre trent’anni fa dall’artista campano e al quale Paladino ne ha aggiunto un altro, il numero 105, dedicato alla vittoria del terzo scudetto conquistato dalla squadra di calcio del Napoli ed esposto per la prima volta a Palazzo Reale.
 
“Ho raccolto con entusiasmo l’invito di proroga della mostra – ha dichiarato il maestro Paladino - e sono felice che le mie opere siano presenti a Palazzo Reale durante il periodo natalizio. Mi riporta alla mente l’opera La montagna di sale in Piazza del Plebiscito nel 1995 che fu la prima istallazione dopo la pedonalizzazione, esposta proprio in occasione del Natale, fino al mese di febbraio del ’96”.

Poter prolungare la mostra di Paladino è un onore per noi – afferma il direttore di Palazzo Reale, Mario Epifani –. La presenza delle sue opere all’interno del Palazzo Reale crea una connessione con la sua opera permanente Prova d’orchestra all’interno del nostro Giardino Romantico, collocata a copertura della sala prove del Teatro di San Carlo nel 2010”

Le opere esposte sono ispirate all’album Divertimenti per li regazzi (1797) di Giandomenico Tiepolo, capolavoro del Settecento veneziano composto da 104 carte dedicate in cui si illustrano le avventure, la morte e la risurrezione di Pulcinella, al quale Paladino ha voluto rendere omaggio.

Attraverso i suoi disegni, che sono stati recentemente restaurati, il Maestro rappresenta un Pulcinella che conduce una rischiosa prova di forza con il disegno e la storia dell’arte, che risolve per appropriarsi di entrambi e burlescamente batterli.

I 104 Pulcinella di Paladino furono protagonisti nel 1992 di una mostra - curata insieme al volume ormai raro di Michele Bonuomo – tenutasi al Palazzo Liberty a Torino, quindi all’Albertina di Vienna (1993) e alla Kunsthal di Rotterdam (1994). Nello stesso anno, la Galleria civica di Trento approfondì il tema del disegno con un’ampia retrospettiva che dagli esordi arrivava alle opere più recenti. Nei primi mesi di quest’anno la mostra è stata ospitata al Museo Eremitani di Padova.

Informazioni

Dal 6 luglio 2023 al 9 gennaio 2024
La visita è compresa nel biglietto d‘ingresso del Palazzo Reale di Napoli

Costo biglietti: intero 10 + 1 euro* - ridotto (18-25) 2+1 euro* - gratuito fino a 18 anni e possessori Artecard (*Dal 15 giugno al 15 dicembre 2023 sarà destinato 1 euro su ciascun biglietto per la messa in sicurezza dei beni culturali danneggiati dall’alluvione)
Orario: 9.00-20.00 (ultimo ingresso h. 19.00 - chiusura mercoledì)

07.09.2023 # 6329

Paolo Falasconi //

Laura Federici, Regina Horti

A cura di Alberto Dambruoso - Inaugurazione 21 settembre 2023 ore 17.00

Il giorno 21 settembre 2023 alle ore 17.00 il Museo Orto Botanico - Sapienza Università di Roma presenta il progetto Regina Horti di Laura Federici, a cura di Alberto Dambruoso, allestito negli spazi della Serra Espositiva. 

Regina Horti nasce da una serie di progetti che dal 2016 l’artista ha portato avanti all’interno del carcere Regina Coeli e dalle suggestioni del vicino Orto Botanico: il mondo del fuori, ricchezza, abbondanza di immagini, luce, ombra, colore e il mondo del dentro, immobile nel ritmo del tempo, del passare delle ore, del mutare delle stagioni, dello scorrere dei giorni. 

“È un privilegio che generalmente capita a pochi artisti, quello di ritornare da protagonisti in un luogo che si era frequentato in passato, magari senza aver pensato all’opportunità di potervi esporre. È ciò che è successo alla pittrice Laura Federici che, nel 2016, si era recata più volte all’interno dell’Orto Botanico trascorrendovi diverse ore della giornata a meditare, scrivere e disegnare e, oggi, a distanza di sette anni, vi fa ritorno per presentare una mostra personale che parla sia dell’Orto (le opere in mostra sono state realizzate dopo un’immersione totalizzante con il paesaggio dell’Orto Botanico) ma al contempo di un altro luogo vicino, il carcere di Regina Coeli dove l’artista ha realizzato diversi progetti artistico-rieducativi con i detenuti, alcuni dei quali ispiratisi proprio all’Orto Botanico. 


“Due luoghi, due storie si fondono qui” scrive l’artista: "uno fuori e l‘altro dentro, vicini e irraggiungibili, chiusi uno all‘altro e al contempo congiunti. L‘edificio della casa circondariale di Regina Coeli viene invaso dai colori dell‘Orto, dal vento e dalle nuvole veloci, la luce mobile e il suono dei suoi abitanti leggeri. Natura e architettura, una coppia selvaggia, che fa fatica a restare unita; le foglie degli alberi a volte perdono colore, a volte ingoiano i cancelli, abitando tranquille le volte”. Tutte le opere di Laura Federici sono caratterizzate da un segno rapido che emerge dal fondo dei suoi dipinti, sopra al disegno prende vita il colore, immediato, veloce anch’esso nell’esecuzione. Ciò è da porre in relazione al modus operandi dell’artista che, nel dar vita alle sue opere, si serve contemporaneamente di più media diversi, ognuno dei quali concorre alla definizione finale dell’opera. Le sue ricognizioni nei luoghi che poi verranno riversati nelle sue tele oppure nelle tavole o ancora nelle carte, partono sempre da registrazioni video. Una volta a studio Federici seleziona i frame video e li estrapola per poi procedere con il disegno, la pittura e a volte il collage. 


Scrive l’artista: “Questi lavori sono sempre per me ‘‘attimi‘‘, porzioni di tempo, più che dipinti; mi piace si legga questo, lo scorrere dello sguardo, la presenza invisibile del frame del video che li ha generati, la luce che muta, lo sguardo che gira mentre il tempo scorre”.” (dal testo critico di Alberto Dambruoso)

Durante il periodo della mostra si svolgeranno incontri, workshop e presentazioni secondo un calendario che verrà di volta in volta comunicato. 

L’apertura al pubblico dal 22 settembre al 22 ottobre 2023 seguirà gli orari del museo. 
 
L‘artista
Laura Federici, artista e architetto, vive e lavora a Roma. Ha all’attivo numerose personali fra quali: Galleria Andrè (Roma 2011; 2012; 2016; 2019); Gallerie Brieve (Parigi, 2014); Galleria l’Affiche (Milano 2008; 2011); Galleria Il Segno (Roma, 2007); Galleria Beit Ahmad (Aleppo, Siria, 2003; 2005). Molte le collettive in cui ha esposto, in Italia e all’estero, fra cui FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma – XV edizione, Roma, il mondo (MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma 2016), Ambasciata Italiana in Vietnam (Casa Italia Hanoi e Fine Arts Museum HCMC, 2018), Istituto Italiano di Cultura di Varsavia (2019), Istituto Italiano di Cultura di Cracovia (2020), ARTFEM Women Artists 2 “International Biennial of Macau - “Natura”, Macau (2021). All’interno della sua produzione di video, tecnica che spesso riveste un ruolo centrale anche nella sua produzione pittorica, si ricordano in particolare le 12 sequenze animate per Un amore di Gianluca Tavarelli (1999), vincitore del N.I.C.E. Film Festival New York. Il suo lavoro - grandi tavole a olio, video, interventi pittorici su fotografia - è caratterizzato da linguaggi diversi e incentrato sulle declinazioni di una peculiare modalità operativa che, muovendosi in una zona di confine fra pittura e registrazione meccanica della realtà, dà vita, sull’onda di un incessante moto à rebours nei tempi del proprio vissuto, a una costellazione di opere che dialogano fra loro in un continuo gioco di stratificazioni di memoria e visioni.


Info

Inaugurazione 21 settembre 2023 ore 17.00 su invito

Apertura al pubblico: dal 22 settembre al 22 ottobre
Orari: dal lunedì alla domenica  9.00 - 18.30 - non è necessaria la prenotazione
Biglietteria: 06 49917107 (10:00 - 17:30)
Tariffe: intero 5,00 € (non è necessaria la prenotazione) - ridotto 4,00 € 6-18 anni; over 65; studenti universitari e scuole; soci enti convenzionati - gratuito 0-5 anni; studenti e personale Sapienza Università di Roma; diversamente abili e relativi accompagnatori; docenti accompagnatori di gruppi scolastici

Museo Orto Botanico
Largo Cristina di Svezia, 23 A - 24 - Roma 
info-ortobotanico@uniroma1.it
https://web.uniroma1.it/ortobotanico

06.09.2023 # 6326

Paolo Falasconi //

TINA MODOTTI. L’opera

La grande mostra di Palazzo Roverella mette al centro l’artista e la sua produzione, attualizzandone le istanze sociali.

Dal 22 settembre al 28 gennaio, in Palazzo Roverella a Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo, propone l’esposizione – prodotta da Dario Cimorelli Editore con Cinemazero – “Tina Modotti. L’opera”, che ripercorre il lavoro della leggendaria fotografa, con oltre 300 scatti, molti mai visti in Italia; dalle immagini che raccontano la società e il lavoro nel Messico degli anni Venti, alla ricostruzione dell’unica mostra del 1929 a lei dedicata e da lei organizzata, fino alle rare immagini che raccontano il suo errare in molti Paesi.
“A lei, più che ad altri intellettuali del ’900, si è dato il discutibile privilegio di essere interessati maggiormente alla sua vita invece che alla sua produzione”, annota il curatore Riccardo Costantini.
Che aggiunge: “Oggi però è il tempo di ripensarla nella totalità della sua produzione e riscoprirla fuori dalla biografia, partendo dalla sua fotografia, come artista autonoma e donna, libera, umana, armata di profondi valori sociali, attenta alla condizione degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, capace di istanze al femminile di rara forza e precoci per i tempi: tutti temi di assoluta attualità che attraversano da sempre i suoi scatti, ribaditi oggi nello scoprire e studiare quelli meno noti”.


Image: © Tina Modotti - Donna di Tehuantepec, Messico 1929 ca.



“Tina Modotti è, oggi più che mai, la sua fotografia: Cinemazero negli anni, assieme a Gianni Pignat e Piero Colussi, ha portato avanti l’ambizioso progetto di ricostruire la produzione fotografica della Modotti, con ricerche in ogni lato del pianeta, fra musei e collezionisti privati, arrivando a individuare oltre 500 fotografie da lei scattate, molte, moltissime di più di quelle note.
Tina non è più, come bene diceva una grande ricercatrice che si è occupata della sua opera – Sarah M. Lowe – “la più nota fotografa sconosciuta del XX secolo”. Ora le sue foto sono acquisite, catalogate (anche se non sempre esibite) dai grandi musei del mondo e da diverse istituzioni culturali, nonché battute a prezzi da capogiro per la loro rarità nelle aste più prestigiose.
La mostra rodigina approfondisce la varietà di approcci dell’artista rispetto al soggetto ripreso, dalle nature morte, dai lavori più grafici e astratti, alla documentazione sociale fino alla comunicazione politica. Un percorso che ricostruisce la sua abilità di utilizzare la metonimia più della metafora e del simbolo, con quella capacità tuttora commovente di raccontare il reale – fra leggera sfocatura e precisa attenzione al “cuore” del soggetto – con assoluta forza comunicativa. Innegabilmente allieva di uno dei più grandi fotografi della storia, Edward Weston, ma capace fin da subito di attestare una sua autonomia stilistica.
Ecco allora che se la mostra di Rovigo un centro doveva avere, non poteva che essere votato alla sua indipendenza: la sua unica mostra personale realizzata in vita (dicembre 1929), ricostruita per la prima volta nel modo più completo. Perché Tina Modotti, donna, fotografa e artista, sia prima di tutto la sua articolata opera e non certo una femme fatale, la compagna o solo l’allieva di qualcuno”, chiosa il curatore.



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