Quando si parla di scrittura, fotografia, grafica e altre professioni creative, esce sempre fuori una domanda: l’Intelligenza Artificiale, mi ruberà il lavoro? Per esempio, chi come me fa il copywriter, da anni si chiede se i computer scrivono meglio di un professionista della scrittura e quindi potranno “rubargli il lavoro”.

Secondo me questa domanda non è sbagliata, ma ormai superata. Da anni, infatti, i computer hanno iniziato a scrivere. Non molti lo sanno ma intere sezioni di giornali, e-commerce, blog e post sui social sono scritti in tutto o in parte da I.A. Decine di software si sono specializzati nella scrittura di testi di ogni tipo anche se è solo dopo il lancio di Chat GPT che questa possibilità è stata scoperta da tutti. Quindi, quella che sembrava una possibilità riservata solo a pochi editori è diventata per tutti: chiunque oggi può chiedere a questa I.A. di generare qualsiasi tipo di contenuto, in tempo reale e a costo (quasi) zero.
A questo punto, la domanda non è più se i computer scriveranno come un copywriter, redattore e giornalista, perché già lo fanno. La domanda fondamentale diventa se tu, in quanto professionista della scrittura, riesci a tenere il passo di questi software. Cioè se hai ancora una funzione o puoi essere sostituito da una macchina che scrive. Quindi, la domanda a cui cercherò di rispondere è questa:

L‘Intelligenza Artificiale non risparmierà nessuno
Immaginate l‘insieme del mondo del lavoro come un paesaggio visto dal mare: davanti a voi c‘è la costa con la spiaggia e subito alle spalle la città; indietro le case diventano più rare e i palazzi lasciano spazio alla pianura, che si alza verso la collina e poi diventa montagna. Immaginate ora l‘intelligenza artificiale, i software, le macchine intelligenti, come una specie di innalzamento del livello del mare che pian piano sommerge tutte le professioni.
Dove mettereste il vostro lavoro in questo paesaggio? Siete in pericolo perché lavorate sulla costa o siete al riparo in un rifugio di montagna? E anche se ora vi sentite al sicuro, quanto tempo ci metteranno i software ad arrivare da voi?

Questa terribile ma efficace rappresentazione è il paesaggio delle competenze di Hans Moravec, studioso di intelligenza artificiale (I.A.), futurologo, in assoluto uno che (dagli anni ‘50) ha capito meglio di tutti dove stiamo andando come umani. Se siete curiosi di sapere quali competenze sono già state inondate e quali lo saranno presto, date uno sguardo all‘immagine che segue.

Il panorama delle competenze di Hans Moravec.

Dagli anni ‘50, ormai, i computer hanno cominciato ad aiutarci o sostituirci in alcune professioni. Ci aiutano a immagazzinare grandi quantità di dati, nelle operazioni matematiche, nel riconoscimento della voce, nelle traduzioni. I computer hanno eliminato contabili, bigliettai, controllori dei treni, negli ultimi anni anche i conducenti dei treni. Le cassiere dei negozi e molti bancari hanno subito i contraccolpi dei negozi online e delle banche in rete. Negli ultimi anni la marea si è alzata sommergendo la finanza (in cui l‘uso di algoritmi è ormai preponderante) e ora sta bagnando i piedi ai lavori legati alle auto (guida autonoma). Le professioni della creatività, che sembravano intoccabili solo qualche anno fa, sono oggi anch‘esse sotto attacco dell‘intelligenza artificiale. I computer hanno iniziato a scrivere, lèggere, generare immagini, film, fumetti e altro.
I computer non sanno scrivere. O forse sì.
Per la scrittura si è riproposta, anche in modo violento, la contrapposizione tra due scuole di pensiero. Chi ritiene che l‘Intelligenza artificiale distruggerà molte professioni della scrittura creando nuova disoccupazione intellettuale; e chi, invece, ritiene che questo tipo di algoritmo elimini solo il lavoro ripetitivo, poco gratificante e comunque costoso permettendo a giornalisti, copywriter e redattori di concentrarsi su quello che sanno fare meglio: raccontare storie nuove, con una scrittura più umana e meno meccanica. Sarà effettivamente così?

NLP: computer che comprendono il linguaggio umano. E scrivono pure.
Poi sono arrivati i computer con i software di NLP. (Natural Language Processing). Senza voler complicare le cose, serve solo sapere che i software per l‘elaborazione del linguaggio naturale permettono a un computer di comprendere le informazioni scritte o parlate in una lingua naturale. Una volta compresa la lingua, il computer può provare a riprodurla, quindi scrivere o parlare. Un traguardo che sembrava lontanissimo poco tempo fa e che invece oggi è realtà. Vediamo come questi software stiano già facendo fuori molti lavori.
Conoscete un correttore di bozze? Io sì: siamo tutti noi.
Questa professione ha cominciato a subire i primi colpi già 20 anni fa con le prime versioni di Word e altri programmi di videoscrittura. I sistemi di correzione interna sono passati dalla semplice indicazione in rosso delle parole scritte in modo sbagliato ai suggerimenti sulle frasi troppo complesse, i vocaboli difficili e suggerimenti più invasivi sulla grammatica. Alcune startup, tra cui Grammarly stanno investendo sulla I.A. per offrire un servizio di correzione in qualsiasi momento della nostra presenza in rete: quando scriviamo una e-mail, un post su Facebook o in qualsiasi testo scritto nel web. Word aveva cancellato il lavoro di dattilografa, poi ci ha trasformato tutti in correttori di bozze.
Cosa non potranno fare i computer?
Il correttore di bozze, inteso come persona che cerca refusi e sviste nel testo apportando piccole modifiche, è una professione destinata a scomparire.
Il futuro del traduttore
Una delle professioni “sotto attacco” ormai da molti decenni. I traduttori già da decenni usano software per tradurre in modo approssimativo grandi quantità di testi da sottoporre poi alla revisione finale dei traduttori umani. Applicazioni come Babelfish stanno “democratizzando” questa possibilità promettendo a tutti di comprendere qualsiasi cosa sia scritta in una lingua non propria. Questi software basano la propria forza sulle strutture delle lingue che si assomigliano molto. Traducono le singole parole, ma avendo in archivio milioni di frasi standard comuni a tutte le lingue riescono a tradurre espressioni simili abbastanza facilmente. Progetti come Google Translate, inoltre, migliorano grazie al contributo quotidiano di milioni di utenti che segnalano gli errori di traduzione e/o interpretazione del software. Anche Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) sta lavorando a un software che permetta la traduzione in tempo reale in tutte le lingue dei vocali.

Cosa non potranno fare i computer
Qualche test veloce con Translate di Google ci fa capire che le macchine sono ben lontane dal rendere fedele la traduzione da una lingua ad un‘altra. Miglioreranno molto velocemente per frasi standard, non complicate. Quindi la traduzione di semplici testi sarà in futuro affidata soprattutto agli algoritmi con poco o niente intervento umano. Altro discorso è la traduzione di opere letterarie, testi tecnici e con vocabolari specifici, la localizzazione dei testi da una cultura a un‘altra. Queste sono operazioni molto complicate per un umano, figuriamoci per una macchina. Il contesto della lingua, i significati nascosti e le sfumature sono importanti nella traduzione. E i computer non sono bravi con le sfumature.

Il traduttore automatico di Bing che va in crisi con la parola FAN.

Il futuro del copywriter
Negli ultimi 10 anni si è definito
copywriter non solo chi scriveva per la pubblicità (annunci e spot), ma anche chi scrive post sui social, articoli per riviste online e un‘infinità di altri strumenti. In molti casi, però, questi non sono lavori da copywriter ma da redattore, giornalista, curatore, business writer. Per il futuro di queste professioni, quindi, rimando a quanto scritto in precedenza e nei paragrafi successivi. Basti solo sapere che Goldman Sachs ha investito 10 milioni di dollari in una startup di nome Persado che promette di fare fuori tutti i copywriter, partendo dalla scrittura di campagne pubblicitarie online. Piattaforme come Articoloo, copy.ai, Jasper, scrivono testi in 5 secondi a partire da un semplice titolo. E anche alcune startup italiane stanno investendo in A.I. con l‘obiettivo di ridurre i costi in copywriting (già molto bassi) delle aziende italiane.
Un testo incomprensibile scritto da un software a cui è stata chiesta una guida di Napoli.
Cosa non potranno fare i computer
Dobbiamo prima intenderci su cosa intendiamo per copywriter. Se restringiamo la definizione di questa professione alla parte creativa della pubblicità, il copywriter sarà salvo ancora per un po‘ di tempo. La creatività umana, al momento, sembra essere una delle poche cose che le macchine continueranno ad invidiarci ancora per molti decenni. Se invece allarghiamo la definizione di questa professione, come sembra stia accadendo negli ultimi anni, molti copywriter dovranno ripensare la propria attività. Però, giusto per essere ancora più chiari, scrivere una headline come “10 modi incredibili per perdere peso” non può più essere considerato un titolo creativo e le macchine sanno scriverlo e variarlo in 100 alternative in pochi secondi. Per creatività intendiamo una soluzione mai pensata prima, un‘associazione di concetti che solo un cervello umano riesce a generare in modo nuovo, insolito, incomprensibile a un computer.
Il futuro del web e SEO copywriter
Alibaba (il più grande e-commerce del mondo) ha sviluppato una piattaforma di copywriting in I.A. Questo strumento “impara” dai milioni di esempi di alta qualità disponibili on line per creare nuovi testi. In pratica copia e trasforma testi già esistenti per creare un testo nuovo di zecca. Può scrivere fino a 20.000 parole al secondo. La scrittura di testi semplici come schede prodotto e descrizioni di hotel è quindi già possibile con algoritmi come Labsense, che crea testi personalizzati, ognuno diverso dall‘altro. Per quanto riguarda la scrittura ottimizzata per il posizionamento sui motori di ricerca (SEO) è una delle professioni a più alto rischio di estinzione. Google investe da tempo in I.A. e N.L.P che sono già operative nelle attuali versioni del motore di ricerca. Non servono più copywriter per imbottire i testi con le parole chiave e nei prossimi anni non servirà più ottimizzare title, description e H1.
Cosa non potranno fare i computer
I vecchi SEO copywriter sono diventati inutili già da un po‘. Servono e serviranno sempre più in futuro, persone capaci di scrivere testi di qualità editoriale e trattare un argomento in modo completo, efficace e autorevole. Tag H, title, description diventano sempre più dei pezzi di codice (snippet) che Google si genera da solo. Più Google comprenderà il linguaggio umano, più questa professione assomiglierà a quella di un autore tradizionale. Così i SEO copywriter scompariranno e resteranno solo bravi autori di testi.

Il futuro del business writer
Il business writer lavora sui testi aziendali per renderli efficaci, comprensibili, chiari e diretti: usa soprattutto lettere, brochure, e-mail ma anche siti web che non hanno fini pubblicitari. Diciamo che è un copywriter meno vanitoso. Siamo tutti business writer perché tutti scriviamo per lavoro. Molte persone, però, hanno fatto della scrittura la propria professione. Se quindi con business writer ci riferiamo a una persona che si limita a “pulire” i testi, togliere gli errori e accorciare un po‘ le frasi, i computer hanno già vinto. In molti settori sono già stati sostituiti: tutti gli algoritmi finora citati fanno un egregio lavoro di creazione di testi in cui tradizionalmente lavora uno scrittore professionale. La professione, quindi, è a forte rischio.
Una scheda prodotto scritta dal software di Jasper.

Cosa non potranno fare i computer
Dipende cosa intendiamo per questo lavoro. Se ci riferiamo a un business writer che lavora in un settore specifico, con un vocabolario tecnico e non si limita a correggere gli errori ma conferisce alla scrittura aziendale uno stile riconoscibile, con un tono di voce riconoscibile, un livello di formalità adatto al destinatario e uno stile di scrittura unico e riconoscibile, allora le macchine sono indietro. Le macchine fanno cose standard, non amano essere diverse, le aziende sì.

Il futuro del giornalista
Già da diversi anni aziende come Narrative Science forniscono ai giornali articoli di giornale basati su algoritmi che usano un ampio numero di frasi standard e dati estratti dai big data per elaborare in tempo reale articoli di questo tipo. “L‘indice MIB della Fiat Spa continua a crescere ormai da 3 settimane. Nella seduta di oggi è cresciuto del 3% rispetto a ieri guadagnando circa 12 centesimi ad azione”. In grassetto le frasi standard integrate dai dati che l‘algoritmo estrae dalle fonti numeriche quotidiane. Questo tipo di algoritmo rende ormai superato il lavoro ripetitivo dei corrispondenti di molti settori: finanza, politica, sport e altri settori con una scrittura facile da imitare perché ripetitiva. Nel 2013 il Washington Post, di proprietà di Jeff Bezos (Amazon), ha fatto un enorme passo avanti: i dati non sono più semplicemente aggiunti a modelli con frasi standard ma ha creato dei modelli di articolo con un‘impostazione di tipo narrativo, proprio come li scriverebbe un bravo inviato sul campo. Nel 2017 Heliograf, così si chiama l‘algoritmo, ha scritto 800 articoli su 500 aziende americane portando circa 500.000 visite al sito del Washington Post.
Cosa non potranno fare i computer
Andare per strada, cercare le storie, metterci la passione e il calore umano, scrivere sapendo che dall‘altra parte dello schermo o del foglio c‘è un uomo. Per una macchina una strage è solo un numero di morti e feriti, un terremoto solo una magnitudo e un insieme di danni. Le macchine non hanno sentimenti e non li avranno mai, quindi non li esprimono. Chi legge vuole ritrovarli nei testi perché lui direttamente o i suoi simili hanno vissuto qualcosa di umanamente significativo. Se chi scrive non riesce a trasmettere questa umanità, non è un uomo ma una macchina, quindi il suo ruolo è sostituibile da un computer, forse anche a ragione.
Il futuro dello scrittore di romanzi, poesie, racconti
Lassù, sulla cima più alta della montagna del nostro paesaggio delle competenze, ci sono gli scrittori di libri, poesie e racconti. La marea dell‘intelligenza artificiale non li sfiora neppure ma negli USA, in Giappone e in altre parti del mondo, sono al lavoro gruppi di scienziati per addestrare gli algoritmi a creare racconti e romanzi sulla base di sceneggiature preimpostate.
Buio
come un‘anima di Cristo
e tu lo dici
poeta sentimentale
fra i pianti
e le pupille ferme
nell‘ombra.
una raccolta di poesie scritte da PoAItry, un‘Intelligenza Artificiale educata da Michele Laurelli all‘arte di esprimere emozioni attraverso la nostra lingua. Una rete neurale che conosce la licenza poetica, diciamo così.
Dopo di che, la macchina inizia il suo processo di apprendimento attraverso la rete neurale ricorrente, leggendo avanti e indietro il testo per circa 5000 volte. Poi, una volta che il vero apprendimento è stato fatto, si crea un nuovo dataset, che è quello che conosce la macchina. Il passaggio successivo è quella della produzione della poesia. Per farlo, è necessario dare all‘Intelligenza Artificiale una parola o una frase da cui partire. Ed è anche molto romantica l‘idea che una macchina possa aver bisogno di un punto di inizio.
La fine della scrittura umana? La specie creativa
Il linguaggio umano resta un mistero. Gli studiosi ancora si scontrano sulla sua definizione dividendosi in scuole di pensiero più o meno litigiose. La capacità infinità di creare significati sempre nuovi semplicemente usando poche lettere e suoni non è replicabile dalle macchine. La comprensione del contesto in cui la lingua nasce, si modifica e si esprime è un baluardo che forse le macchine non riusciranno a superare ancora per molti secoli, forse mai. Le macchine non inventano, si limitano a riprodurre dati creati dagli uomini. Giochi di parole, doppi sensi, umorismo, ironia, sarcasmo, sfumature, sono solo alcuni degli elementi che l‘intelligenza artificiale non può comprendere. Tutto quello che rende umana la lingua per le macchine non ha significato. Se facciamo un uso consapevole ed evoluto di questo straordinario strumento, i computer per quanto intelligenti non possono raggiungerci. Per tutto quello che è standard e ripetitivo, invece, non c‘è speranza: sono più veloci, economici, non vogliono le ferie e non scioperano. Dobbiamo imparare, o tornare, a scrivere come uomini e non come macchine.
Scritto da un umano ❤️
Immagino un futuro in cui alla fine di un testo ci sarà scritto:
Scritto da un umano, con un cuoricino accanto, così come oggi scriviamo Made in Italy, Artigianale, BIO o spremitura a freddo sull‘olio d‘oliva. Qualcosa che darà valore a una cosa così straordinariamente umana.