alexa
Blog // Pagina di 43
26.06.2015 # 4232
Sit Down!

//

Sit Down!

scadenza 10 luglio 2015

Istituto Marangoni ha deciso di celebrare i suoi 80 anni dalla fondazione con un ricco programma di iniziative ed eventi dedicati ai talenti del design. In partnership con Cappellini lancia SIT DOWN!, concorso di design rivolto a giovani progettisti provenienti da tutto il mondo.

SIT DOWN! è dedicato a tutti i laureati in product e industrial design,interior design o architettura, nonché ai professionisti del settore che desiderano realizzare il proprio sogno e approfondire le proprie competenze con il programma master in Italian Product Design, corso d’eccellenza dellaScuola di Design di Istituto Marangoni Milano. Il concept prevede l’ideazione di una nuova e contemporanea tipologia di seduta, caratterizzata dainnovazione formale, funzionalità e comfort, capace di coniugare gli usi occidentali con la tradizione orientale.

I partecipanti al concorso SIT DOWN! sono invitati a caricare i progetti sulla piattaforma di Istituto Marangoni “80 chances to be the one” entro il 19 Giugno 2015. Al termine dell’iniziativa, i progetti saranno giudicati da una prestigiosa giuria composta da professionisti di spicco del design e rappresentanti di Istituto Marangoni, tra cui Silvana Annichiarico, Direttrice di Triennale Design Museum, Cristina Morozzi, Direttrice dell’Educazione della Scuola di Design Istituto Marangoni e Giulio Cappellini, Architetto,Designer e Art Director di Cappellini.

Al vincitore di SIT DOWN! sarà assegnata una borsa di studio offertadall’azienda Cappellini per il Master in Italian Product Design, in programma a partire da ottobre 2015 presso la Scuola di Design di Istituto Marangoni a Milano.


30.01.2024 # 6389
Sit Down!

Paolo Falasconi //

TikTok testa una nuova funzionalità per acquisti In-App

Sarà in grado di identificare oggetti nel video per poi suggerirne l‘acquisto sul TikTok Shop

TikTok sta testando una nuova funzionalità video che potrebbe rendere automaticamente tutti i post come spazi di vendita virtuale suggerendo anche agli utenti di "trovare articoli simili" nel marketplace dell‘app.

Al momento a funzionalità fa parte del tentativo di TikTok di ampliare la propria presenza nel settore dell‘e-commerce negli Stati Uniti.

La nuova funzione utilizza una tecnologia in grado di identificare oggetti nel video. Una volta individuati, agli utenti verrà suggerito di "trovare articoli simili su TikTok Shop" cliccando su una pagina di prodotti.  Inizialmente, solo influencer e marchi verificati possono promuovere e taggare prodotti nei loro contenuti. La nuova funzione darà comunque accesso a tutti gli utenti alla opzione.

Nel frattempo, un portavoce di TikTok ha chiarito che si tratta di un test iniziale. La prossima funzione sarà il tentativo di TikTok quest‘anno di aumentare la consapevolezza del TikTok Shop, lanciato solo negli Stati Uniti l‘anno scorso. Secondo fonti informate sulla situazione, l‘azienda mira a vendere beni per un valore di 17,5 miliardi di dollari nel paese nel 2024.

Al momento del lancio del Tik Tok Shop, diversi commercianti hanno approfittato della popolarità di TikTok e hanno deciso di vendere i loro prodotti sul suo negozio. Secondo i rapporti, più di cinque milioni di clienti hanno utilizzato TikTok Shop durante le vendite del Black Friday e del Cyber Monday.

Non è tutto così semplice. Nonostante il risultato incoraggiante, TikTok Shop ha affrontato lo stesso problema di Amazon. Diversi utenti hanno individuato e lamentato la presenza di prodotti contraffatti e imitazioni sulla piattaforma. Più in generale, alcuni utenti hanno criticato i post di vendita aggressiva che includono prodotti taggati, col risultato di aver ridimensionato l‘esperienza complessiva sulla piattaforma.

Con questa nuova funzionalità, TikTok spera di risolvere l‘approccio di vendita aggressivo attenuandolo. La prossima funzione, pur promuovendo comunque la vendita sulla piattaforma permetterà all‘utente di visualizzare un normale post con in più la possibilità per gli utenti di acquistare, se sono interessati.

20.01.2024 # 6384
Sit Down!

Paolo Falasconi //

Cosaporto? Mirai Bay risponde, per clienti sempre più soddisfatti

Cosaporto sceglie Mirai Bay per supportare lo sviluppo e l’efficienza dell’innovativo marketplace di quality delivery

Milano, 19 gennaio 2024 - Una crescita esponenziale quella di Cosaporto, società nata a Roma nel 2017 da un’idea di Stefano Manili, manager di grande esperienza nella consulenza, e che in sei anni ha esteso l’attività in 8 città in Italia e in Europa: oggi la crescita continua aiutata dal nuovo partner strategico Mirai Bay.
 
La sua storia è rapida: a pochi mesi dalla nascita, Cosaporto si espande a Torino, Milano, Bologna, Firenze e Londra per aprire nel 2021 il primo pop-up store digitale a Forte dei Marmi. Da qui l’esigenza di avvalersi di una partnership tecnologica in grado di supportare il crescente numero di utenti e di richieste e garantire la massima efficienza del sistema di delivery per clienti sempre più soddisfatti e fidelizzati. La scelta è ricaduta sull’esperienza e sulle competenze digitali di Mirai Bay, la digital company associata a UNA (Aziende della Comunicazione Unite), con l’obiettivo di ottimizzare al meglio la gestione delle campagne di advertising e di massimizzare la retention dei suoi clienti.
 
“Siamo molto contenti di poter supportare la crescita di una realtà dinamica e innovativa come quella di Cosaporto” ha aggiunto Davide Crapanzano, Growth Manager di Mirai Bay. “Conosciamo bene il valore che la tecnologia può offrire a vantaggio di una gestione più efficiente per soddisfare le più svariate richieste, di cui anche Cosaporto ne è pienamente consapevole. Un ottimo punto di partenza per fare grandi cose insieme”.
 
Il servizio offerto da Cosaporto risponde alla classica domanda che ognuno si pone quando viene invitato a casa di amici o familiari: “cosa porto?”. Ma non solo, Cosaporto offre soluzioni originali e di qualità sia per quanto concerne la regalistica, sia per quanto riguarda gli eventi aziendali, anche a distanza, grazie al canale dedicato Cosaporto4Business: dal semplice servizio di catering all’evento più complesso, dai gadget fai da te per stupire clienti, dipendenti e prospect alle GIFT card personalizzabili, Cosaporto si dimostra il partner ideale e competente anche nel proporre la soluzione su misura più adatta, con un ampio ventaglio di scelta tra le diverse opzioni possibili, capace di garantire elevati standard qualitativi nell’organizzazione, nel rispetto delle tempistiche e della sostenibilità.
 
Fitta anche la rete di collaborazioni d’eccezione in diversi ambiti: da quello dolciario a quello del gourmet salato e dei drinks, dal lifestyle & beauty a quello florovivaista e alla preparazione di gift box. Il tutto firmato da nomi prestigiosi come Iginio Massari, Carlo Cracco e Antonino Cannavacciuolo.

19.12.2023 # 6373
Sit Down!

Angelo Scognamiglio //

"Lombard-IA": La Svolta Lombarda nell‘Era dell‘Intelligenza Artificiale

La Regione ha avviato un progetto ambizioso, che è un invito a guardare avanti, a sognare in grande, e soprattutto, a fare la differenza.

Milano, 18 dicembre - Immaginate un futuro dove l‘Intelligenza Artificiale (IA) non è solo una questione di laboratorio, ma diventa parte integrante del nostro tessuto sociale e economico. Questa non è fantascienza, ma il cuore del progetto ‘Lombard-IA‘, avviato in Lombardia. Una visione ambiziosa? Certamente, ma anche un passo necessario, secondo Alessandro Fermi, assessore regionale all‘Università, Ricerca e Innovazione.

La Lombardia e l‘IA: Un Matrimonio Innovativo

L‘idea dietro ‘Lombard-IA‘ è semplice ma potente: utilizzare l‘IA per migliorare la vita di tutti, non solo di pochi. Fermi immagina una Lombardia che non solo segue ma guida l‘evoluzione tecnologica, un luogo dove le nuove idee sbocciano e prendono forma. Ecco perché ‘Lombard-IA‘ non è solo un progetto, ma una promessa per il futuro.

Un Team di Sogno per un Progetto da Sogno

Il cuore pulsante di ‘Lombard-IA‘ sarà un gruppo di esperti, menti brillanti a livello nazionale e internazionale. Loro compito? Tradurre il linguaggio dell‘IA in soluzioni concrete per la società. E con una segreteria tecnica guidata dalla Direzione Generale Università, Ricerca e Innovazione, il progetto è in mani esperte.

Gli Obiettivi: Grandi, Audaci, Possibili

‘Lombard-IA‘ non si limita a pensare in grande; punta a trasformare grandi idee in realtà tangibili. Dal potenziamento dell‘innovazione alla soluzione di problemi concreti, dall‘incremento della competitività delle imprese al miglioramento della qualità della vita: questi non sono solo obiettivi, ma pietre miliari su un percorso di progresso e crescita.

Etica e Innovazione: Due Facce della Medesima Moneta

In un mondo dove l‘IA può fare tanto bene quanto male, ‘Lombard-IA‘ pone un‘enfasi speciale sull‘etica, la privacy e la sicurezza. Fermi lo sa: innovare non significa solo creare, ma farlo responsabilmente. Ecco perché ‘Lombard-IA‘ sarà anche un faro di saggezza etica nell‘uso dell‘IA.

Un Futuro Luminoso

Con ‘Lombard-IA‘, la Lombardia non solo abbraccia il futuro, ma lo plasma. Questo progetto è un invito a guardare avanti, a sognare in grande, e soprattutto, a fare la differenza. Il futuro dell‘IA inizia qui, in Lombardia, e promette di essere straordinario.

26.06.2023 # 6295
Sit Down!

Marco Maraviglia //

Web marketing cognitivo: capire i clienti nell‘era digitale

Intervista a Josè Compagnone Docente ILAS del Master Social Media e Web marketing

Il prossimo 30 giugno Jose Compagnone, Antropologo digitale che da oltre 20 anni si occupa di comunicazione digitale sarà ospite alla Ilas per un seminario per gli studenti e professionisti del Digital Marketing sul tema del Customer Mindset, un approccio multidisciplinare allo studio degli utenti, per capire come ragionano e come prendono la decisione di acquisto. Un nuovo approccio al mercato digitale che non lavora su risposte univoche e universali ma allena la capacità di intuire e creare la soluzione a misura di specifici business digitali, fornendo molteplici idee e strumenti per rispondere alle domande degli imprenditori e dei marketer e aiutarli a trovare una strada realmente adatta alle proprie esigenze.


A margine del seminario, in anteprima assoluta, Compagnone presenterà il suo ultimo libro "Customer Mindset" una guida pensata per imprenditori e professionisti del digitale che desiderano sperimentare operativamente i principi di questo nuovo approccio.


A pochi giorni dal seminario abbiamo incontrato Jose Compagnone per una interessantissima intervista. Ecco cosa ci ha detto.


D: Ciao Jose e grazie per averci concesso questa chiacchierata. Dunque, il 30 giugno terrai un seminario per Ilas sul tema del Customer Mindset. 

 

R. È un evento molto significativo per me, avrò l‘opportunità di entrare nei dettagli del progetto Customer Mindset e raccontare che anche qui al Sud abbiamo le carte in regola per competere nel settore della comunicazione digitale. 

Customer Mindset è un progetto multidisciplinare ed è diventato un libro in cui ho raccolto e racconto le mie esperienze nello spazio del WEB accumulate in oltre 20 anni di attività. Lo considero un motore di ricerca cartaceo. Perché è come un manuale, un prontuario dove gli argomenti possono essere letti con modalità random. Scorri l‘indice e trovi ciò che ti interessa. È utile agli addetti ai lavori ma anche per i dirigenti di piccole e medie imprese che intendono capire nuovi meccanismi del management.


D. In una nota che hai scritto, ho letto che la tua filosofia di lavoro è fondata su un approccio multidisciplinare. Che cosa intendi?

 

R: Bisogna considerare che l‘universo del consumatore è fatto di pensiero e quindi non lo si può considerare solo un acquirente automatico del tipo “io vendo/tu compri”. L‘approccio di lettura sulle abitudini, desideri e bisogni dei consumatori viene fatto sotto un aspetto umanista. Gli studi di antropologia mi sono serviti non poco per approfondire e affrontare certe dinamiche che spingono il consumer all‘acquisto.

Nella Goodea, l‘agenzia di WEB marketing di cui sono fondatore, ci sono 10 dipendenti che si occupano anche dei fattori umani che riguardano la psicologia cognitiva, l‘ergonomia. In maniera più specialistica c‘è chi si occupa di SEO, copywriting, WEB design, social media.

Il consumatore ha il potere della scelta, sa scegliere ma a volte deve essere accompagnato e studiare i suoi comportamenti sul WEB ci aiuta nel poter stimolare le sue decisioni.

Capita di fare ricerche sulle cose irrisolte della nostra vita, bisogna individuare lo sviluppo dei desideri latenti e fare in modo di dare una risposta a tali bisogni.

La ricerca è basata sul rapporto funzionale tra utente e oggetto.

Nelle nostre analisi studiamo anche come l‘occhio si muove sui contenuti WEB. L‘utente deve trovare facilmente ciò che cerca con pochi click e non spulciare l‘intero sito.

È un lavoro che svolgiamo a 360° per l‘analisi della comunicazione digitale. Al termine di tale analisi si fa un report sulle azioni da mettere in pratica per l‘azienda che, riconoscendo un‘eventuale falla su cui intervenire, decide di affidarsi a noi.


D: Quindi è tutto un lavoro di WEB marketing cognitivo.

 

R: Sì, è un ponte tra il marketing tradizionale e il marketing moderno. Si adottano regole del marketing classico applicate al digitale utilizzando le teorie antropologiche e psicologiche.

Negli anni sono sorte nuove tecniche sulle quali si può lavorare.

C‘è ad esempio la “teoria della scarsità” secondo la quale si adotta la scadenza di un‘offerta o un numero limitato di pezzi da vendere e la sensazione di poter perdere un affare, spinge l‘acquirente a desiderare qualcosa che potrebbe esaurirsi in breve tempo.

Contribuisce non poco la viralità in queste operazioni che con il WEB si diffonde in tempi velocissimi via condivisioni tra gli utenti.

 

«Nessuno si preoccupa più di tanto degli utenti: l‘analisi di mercato così come viene fatta oggi, è solo tecnica di matrice economica. Quello che cerco di fare, è portare lo studio delle persone all‘interno di questi processi: ci sono gli analisti che indagano gli utenti, ma con metodiche obsolete. Il consumatore digitale è sofisticato, rispetto al passato le cose ce le cerchiamo da soli: oggi chiunque è in grado di comparare i prezzi sul web, di conseguenza un‘azienda deve essere attenta a capire qual è il valore che deve tirare fuori. Deve vendere soluzioni, prima ancora che oggetti. E le aziende italiane, purtroppo, non sono ancora in grado di compiere questo passaggio».

  

D: Quando qualcosa può diventare virale?

 

R: Ci sono due condizioni di base: autorevolezza e affettività. Capacità di mettere una storia che inneschi un trasporto narrativo che tocchi le corde profonde del consumatore.

I contenuti devono essere spontanei e non artefatti affinché la combinazione chimico/cognitiva possa riuscire.

Ci sono cose da tener presente per i contenuti e non solo per quelli che si vogliono diventino virali. Ad esempio l‘occhio si abitua a video ridondanti. Il gesto di scorrere su Tik Tok è automatico e solo se di primo impatto ci si accorge che c‘è qualcosa di diverso, ci soffermiamo.

A volte non serve mostrare bei contenuti, bei video o foto realizzate professionalmente, ma conta la spontaneità del contenuto. Qualcosa che possa empatizzare con l‘utente rendendolo partecipe di un certo contesto.

E comunque l‘utente ormai ha una certa esperienza nell‘individuare qualcosa di artefatto, un “pacco” come diciamo a Napoli.

 

D: Esistono nuove tecniche e strategie per differenziare la promise e il benefit di un‘azienda?

 

R: Secondo me no. Rispetto al passato molte tecniche sono state abusate e molte persone ci sono cascate, ma l‘utente è diventato più scaltro come già detto.

I consumer, o meglio, gli acquirenti sono diventati più impermeabili ai proclami. Messaggi pomposi in cui si vedono grandi sale riunioni, mega corporation che ostentano potenza di immagine… è tutto finito rispetto al passato. Si punta alla spontaneità, dicevo. Si cerca la genuinità delle cose.

Il messaggio neutro, pulito, fresco viene più apprezzato dalla gente.

E serve sempre qualcuno esperto che sappia come semplificare i messaggi. Sia per la sola cura del brand che per un servizio o prodotto.

Partecipa al Gruppo di lavoro per l‘Usabilità dei siti web delle PA presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Alla consulenza strategica web per le aziende affianca l‘attività di docenza presso Ilas, IPE, Unisob, Luiss Guido Carli e Unina.


D: Penso che siamo in una società in cui i target sono frammentati e non esistono più le cosiddette “otto italie” teorizzate dal sociologo Giampaolo Fabris nel 1986. Come si fa a studiare la psicologia del consumo digitale in tale contesto?

 

R: Non esiste una strategia di mercato valida per tutti, ma ne esistono tante. Però persone differenti possono provare lo stesso bisogno. Un modello di smartphone era uno status per una certa nicchia di mercato ma poi è diventato un articolo usato da qualsiasi strato sociale.

Con le campagne Google si riescono a differenziare per parole chiave i contenuti che sono poi indirizzati a target specifici. Dietro l‘utilizzo di determinate key-words si possono infatti scavalcare determinate cerchie di consumatori raggiungendo solo quelli che all‘azienda interessano.

L‘abbinamento di più parole chiave ovviamente sono suggeriti dalla ricerca e analisi dei dati.

Inoltre è utilissimo leggere i commenti sui post delle pagine aziendali su Facebook per capire le parole chiave più utilizzate nel lessico comune di determinati utenti.

Se in un commento mi poni l‘accento su un prodotto, io posso individuare parole che magari non rientrano tra quelle più quotate nelle statistiche di Google.

 

D: Dici che le piccole e medie imprese non hanno uffici preposti per il marketing. Da cosa dipende secondo te? Anche se le aziende devono prevedere nel budget questo ufficio, non credi che preferiscano destinare il denaro ad altri settori?

 

R: Le PMI hanno 250 dipendenti al massimo, con un fatturato annuo che può raggiungere i 50milioni.

L‘impresa italiana, specie al Sud, è molto rigida per quanto riguarda gli investimenti di marketing. Il capo, l‘Amministratore Delegato non sempre è in grado di capirne l‘importanza. Manca proprio la cultura del marketing.

Poi succede che quando l‘azienda inizia a perdere la governance forse è già tardi per recuperare.

Queste aziende sono quelle che rischiano di entrare nella tipologia che io definisco “last minute”: clienti che sperano di recuperare il fatturato perso negli ultimi anni.

E poi ci sono anche clienti “pronto soccorso”: quelli che stanno perdendo fatturato e chiedono aiuto.

Ogni giorno ci sono circa 250milioni di ricerche su Google. Significa che tra quelle ricerche potrebbero esserci consumer che già stanno cercando qualcosa che potrebbe avere un‘azienda in difficoltà che non investe in WEB marketing.  L‘imprenditore deve fare in modo di farsi trovare ma dovrebbe studiare in rete per individuare persone che lo aiutino.

Se ciò non accade a volte si verifica un fenomeno paradossale: ci sono aziende che acquistano i prodotti all‘ingrosso da quelle in difficoltà a prezzi stracciati per rivenderli online. Non fabbricano, non producono, fanno solo da rivendita con prezzi concorrenziali rispetto alle aziende stesse dove hanno acquistato.

 

Manca una conoscenza approfondita del ruolo del consumatore, tante aziende non hanno nemmeno capito quale social cavalcare, su quali strumenti puntare. Le imprese non sanno esattamente cosa devono fare e si affidano al primo che capita, spesso perdendo solo tempo: e nel frattempo, si sono persi clienti e in generale fette di mercato difficili da recuperare. Chi governa le aziende dovrebbe immedesimarsi nel ruolo dell‘utente, mettersi dall‘altro lato della barricata.

 

D: Le aziende sono pronte a conoscere “i freddi dati dei numeri” per capire le esigenze dei consumatori?

 

R: Potrebbero essere pronte ma devono predisporsi in maniera differente. I dati di una campagna l‘imprenditore può imparare a leggerli.

Se ad esempio facciamo dei report dei dati di Google Analytics, semplifichiamo il tutto con delle relazioni scritte in linguaggio accessibile scremando la terminologia tecnica. Data-telling.

Perché non è bello ritrovarsi a fare dei mini-corsi al cliente.

Anche per quanto riguarda il rispetto di tutta la parte giuridica, come ad esempio il GDPR (il Regolamento europeo della privacy digitale), c‘è un forte gap. Da un lato, c‘è l‘inconsapevolezza da parte di molti imprenditori dell‘importanza dei dati, dall‘altro lato molti avvocati non hanno ancora le giuste competenze in merito. E c‘è di più: le leggi sono purtroppo soggette a interpretazioni piuttosto larghe.


D: Un‘ ultima domanda riguarda la tua esperienza come docente nel Master di Social Media e Web Marketing della Ilas. È forse la domanda che sembra essere sulla bocca di tutti ma che nessuno osa mai pronunciare: non temi, con l‘insegnamento, di trasferire esperienze, trucchi del mestiere, saperi che possano farti ritrovare concorrenti nel tuo mercato?

 

Pensa che se ogni anno nascessero 1000 agenzie di comunicazione digitale, il numero sempre crescente di potenziali clienti sarebbe "scoperto" in ogni caso.

Ogni attività e professione richiede competenze digitali, c‘è spazio per tutti. In aula diventiamo colleghi; essendo più grande d‘età, generalmente i ragazzi si riferiscono a me per avere consigli anche dopo il master. 



CHI È JOSE COMPAGNONE

José Compagnone è un antropologo digitale, nasce a Napoli nel 1975 e da oltre 20 anni si occupa di comunicazione digitale. Ricercatore e autore, è l’ideatore di un innovativo metodo per la valutazione dell’esperienza che gli utenti compiono online, descritto nel libroWhat User Want – Web Usability 3.0. Partecipa al Gruppo di lavoro per l’Usabilità dei siti web delle PA presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Alla consulenza strategica web per le aziende affianca l’attività di docenza presso Ilas, IPE, Unisob, Luiss Guido Carli e Unina.





IL SEMINARIO


30 Giugno 2023

NH Hotel Napoli PANORAMA


"Customer mindset: capire i clienti nell’era digitale"

SEMINARIO GRATUITO


RELATORE

Jose Compagnone


ORARIO

Dalle 16:00 alle 18:30 


LOCATION

NH Hotel Panorama, via Medina, 70 Napoli

 


PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

L’evento è gratuito e a numero chiuso. Verranno accettate le prime 100 prenotazioni. Per prenotare occorre compilare il form cliccando il seguente link:


Prenota il seminario

21.02.2023 # 6215
Sit Down!

Alfonso Cannavacciuolo //

Il mestiere di scrivere e l’Intelligenza Artificiale: il futuro di copywriter, SEO copywriter, traduttori e business writer.

I computer hanno iniziato a scrivere e lèggere e stanno rubando il mestiere a copywriter, correttori di bozze, traduttori, giornalisti e scrittori.

Quando si parla di scrittura, fotografia, grafica e altre professioni creative, esce sempre fuori una domanda: l’Intelligenza Artificiale, mi ruberà il lavoro? Per esempio, chi come me fa il copywriter, da anni si chiede se i computer scrivono meglio di un professionista della scrittura e quindi potranno “rubargli il lavoro”.



Secondo me questa domanda non è sbagliata, ma ormai superata. Da anni, infatti, i computer hanno iniziato a scrivere. Non molti lo sanno ma intere sezioni di giornali, e-commerce, blog e post sui social sono scritti in tutto o in parte da I.A. Decine di software si sono specializzati nella scrittura di testi di ogni tipo anche se è solo dopo il lancio di Chat GPT che questa possibilità è stata scoperta da tutti. Quindi, quella che sembrava una possibilità riservata solo a pochi editori è diventata per tutti: chiunque oggi può chiedere a questa I.A. di generare qualsiasi tipo di contenuto, in tempo reale e a costo (quasi) zero.

A questo punto, la domanda non è più se i computer scriveranno come un copywriter, redattore e giornalista, perché già lo fanno. La domanda fondamentale diventa se tu, in quanto professionista della scrittura, riesci a tenere il passo di questi software. Cioè se hai ancora una funzione o puoi essere sostituito da una macchina che scrive. Quindi, la domanda a cui cercherò di rispondere è questa:



L‘Intelligenza Artificiale non risparmierà nessuno 
Immaginate l‘insieme del mondo del lavoro come un paesaggio visto dal mare: davanti a voi c‘è la costa con la spiaggia e subito alle spalle la città; indietro le case diventano più rare e i palazzi lasciano spazio alla pianura, che si alza verso la collina e poi diventa montagna. Immaginate ora l‘intelligenza artificiale, i software, le macchine intelligenti, come una specie di innalzamento del livello del mare che pian piano sommerge tutte le professioni. 
 
Dove mettereste il vostro lavoro in questo paesaggio? Siete in pericolo perché lavorate sulla costa o siete al riparo in un rifugio di montagna? E anche se ora vi sentite al sicuro, quanto tempo ci metteranno i software ad arrivare da voi?  


 
Questa terribile ma efficace rappresentazione è il paesaggio delle competenze di Hans Moravec, studioso di intelligenza artificiale (I.A.), futurologo, in assoluto uno che (dagli anni ‘50) ha capito meglio di tutti dove stiamo andando come umani. Se siete curiosi di sapere quali competenze sono già state inondate e quali lo saranno presto, date uno sguardo all‘immagine che segue. 



Il panorama delle competenze di Hans Moravec. 


 
Dagli anni ‘50, ormai, i computer hanno cominciato ad aiutarci o sostituirci in alcune professioni. Ci aiutano a immagazzinare grandi quantità di dati, nelle operazioni matematiche, nel riconoscimento della voce, nelle traduzioni. I computer hanno eliminato contabili, bigliettai, controllori dei treni, negli ultimi anni anche i conducenti dei treni. Le cassiere dei negozi e molti bancari hanno subito i contraccolpi dei negozi online e delle banche in rete. Negli ultimi anni la marea si è alzata sommergendo la finanza (in cui l‘uso di algoritmi è ormai preponderante) e ora sta bagnando i piedi ai lavori legati alle auto (guida autonoma). Le professioni della creatività, che sembravano intoccabili solo qualche anno fa, sono oggi anch‘esse sotto attacco dell‘intelligenza artificiale. I computer hanno iniziato a scrivere, lèggere, generare immagini, film, fumetti e altro. 
 
I computer non sanno scrivere. O forse sì. 
Per la scrittura si è riproposta, anche in modo violento, la contrapposizione tra due scuole di pensiero. Chi ritiene che l‘Intelligenza artificiale distruggerà molte professioni della scrittura creando nuova disoccupazione intellettuale; e chi, invece, ritiene che questo tipo di algoritmo elimini solo il lavoro ripetitivo, poco gratificante e comunque costoso permettendo a giornalisti, copywriter e redattori di concentrarsi su quello che sanno fare meglio: raccontare storie nuove, con una scrittura più umana e meno meccanica. Sarà effettivamente così? 


 
NLP: computer che comprendono il linguaggio umano. E scrivono pure. 
Poi sono arrivati i computer con i software di NLP. (Natural Language Processing). Senza voler complicare le cose, serve solo sapere che i software per l‘elaborazione del linguaggio naturale permettono a un computer di comprendere le informazioni scritte o parlate in una lingua naturale. Una volta compresa la lingua, il computer può provare a riprodurla, quindi scrivere o parlare. Un traguardo che sembrava lontanissimo poco tempo fa e che invece oggi è realtà. Vediamo come questi software stiano già facendo fuori molti lavori. 
 
Conoscete un correttore di bozze? Io sì: siamo tutti noi. 
Questa professione ha cominciato a subire i primi colpi già 20 anni fa con le prime versioni di Word e altri programmi di videoscrittura. I sistemi di correzione interna sono passati dalla semplice indicazione in rosso delle parole scritte in modo sbagliato ai suggerimenti sulle frasi troppo complesse, i vocaboli difficili e suggerimenti più invasivi sulla grammatica. Alcune startup, tra cui Grammarly stanno investendo sulla I.A. per offrire un servizio di correzione in qualsiasi momento della nostra presenza in rete: quando scriviamo una e-mail, un post su Facebook o in qualsiasi testo scritto nel web. Word aveva cancellato il lavoro di dattilografa, poi ci ha trasformato tutti in correttori di bozze. 
 
Cosa non potranno fare i computer? 
Il correttore di bozze, inteso come persona che cerca refusi e sviste nel testo apportando piccole modifiche, è una professione destinata a scomparire. 

 
Il futuro del traduttore 
Una delle professioni “sotto attacco” ormai da molti decenni. I traduttori già da decenni usano software per tradurre in modo approssimativo grandi quantità di testi da sottoporre poi alla revisione finale dei traduttori umani. Applicazioni come Babelfish stanno “democratizzando” questa possibilità promettendo a tutti di comprendere qualsiasi cosa sia scritta in una lingua non propria. Questi software basano la propria forza sulle strutture delle lingue che si assomigliano molto. Traducono le singole parole, ma avendo in archivio milioni di frasi standard comuni a tutte le lingue riescono a tradurre espressioni simili abbastanza facilmente. Progetti come Google Translate, inoltre, migliorano grazie al contributo quotidiano di milioni di utenti che segnalano gli errori di traduzione e/o interpretazione del software. Anche Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) sta lavorando a un software che permetta la traduzione in tempo reale in tutte le lingue dei vocali. 



Cosa non potranno fare i computer 
Qualche test veloce con Translate di Google ci fa capire che le macchine sono ben lontane dal rendere fedele la traduzione da una lingua ad un‘altra. Miglioreranno molto velocemente per frasi standard, non complicate. Quindi la traduzione di semplici testi sarà in futuro affidata soprattutto agli algoritmi con poco o niente intervento umano. Altro discorso è la traduzione di opere letterarie, testi tecnici e con vocabolari specifici, la localizzazione dei testi da una cultura a un‘altra. Queste sono operazioni molto complicate per un umano, figuriamoci per una macchina. Il contesto della lingua, i significati nascosti e le sfumature sono importanti nella traduzione. E i computer non sono bravi con le sfumature. 


 
Il traduttore automatico di Bing che va in crisi con la parola FAN. 


 
Il futuro del copywriter 
Negli ultimi 10 anni si è definito copywriter non solo chi scriveva per la pubblicità (annunci e spot), ma anche chi scrive post sui social, articoli per riviste online e un‘infinità di altri strumenti. In molti casi, però, questi non sono lavori da copywriter ma da redattore, giornalista, curatore, business writer. Per il futuro di queste professioni, quindi, rimando a quanto scritto in precedenza e nei paragrafi successivi. Basti solo sapere che Goldman Sachs ha investito 10 milioni di dollari in una startup di nome Persado che promette di fare fuori tutti i copywriter, partendo dalla scrittura di campagne pubblicitarie online. Piattaforme come Articoloo, copy.ai, Jasper, scrivono testi in 5 secondi a partire da un semplice titolo. E anche alcune startup italiane stanno investendo in A.I. con l‘obiettivo di ridurre i costi in copywriting (già molto bassi) delle aziende italiane. 




Un testo incomprensibile scritto da un software a cui è stata chiesta una guida di Napoli. 
 
Cosa non potranno fare i computer
Dobbiamo prima intenderci su cosa intendiamo per copywriter. Se restringiamo la definizione di questa professione alla parte creativa della pubblicità, il copywriter sarà salvo ancora per un po‘ di tempo. La creatività umana, al momento, sembra essere una delle poche cose che le macchine continueranno ad invidiarci ancora per molti decenni. Se invece allarghiamo la definizione di questa professione, come sembra stia accadendo negli ultimi anni, molti copywriter dovranno ripensare la propria attività. Però, giusto per essere ancora più chiari, scrivere una headline come “10 modi incredibili per perdere peso” non può più essere considerato un titolo creativo e le macchine sanno scriverlo e variarlo in 100 alternative in pochi secondi. Per creatività intendiamo una soluzione mai pensata prima, un‘associazione di concetti che solo un cervello umano riesce a generare in modo nuovo, insolito, incomprensibile a un computer. 
 

Il futuro del web e SEO copywriter
Alibaba (il più grande e-commerce del mondo) ha sviluppato una piattaforma di copywriting in I.A. Questo strumento “impara” dai milioni di esempi di alta qualità disponibili on line per creare nuovi testi. In pratica copia e trasforma testi già esistenti per creare un testo nuovo di zecca. Può scrivere fino a 20.000 parole al secondo. La scrittura di testi semplici come schede prodotto e descrizioni di hotel è quindi già possibile con algoritmi come Labsense, che crea testi personalizzati, ognuno diverso dall‘altro. Per quanto riguarda la scrittura ottimizzata per il posizionamento sui motori di ricerca (SEO) è una delle professioni a più alto rischio di estinzione. Google investe da tempo in I.A. e N.L.P che sono già operative nelle attuali versioni del motore di ricerca. Non servono più copywriter per imbottire i testi con le parole chiave e nei prossimi anni non servirà più ottimizzare title, description e H1. 
 
Cosa non potranno fare i computer 
I vecchi SEO copywriter sono diventati inutili già da un po‘. Servono e serviranno sempre più in futuro, persone capaci di scrivere testi di qualità editoriale e trattare un argomento in modo completo, efficace e autorevole. Tag H, title, description diventano sempre più dei pezzi di codice (snippet) che Google si genera da solo. Più Google comprenderà il linguaggio umano, più questa professione assomiglierà a quella di un autore tradizionale. Così i SEO copywriter scompariranno e resteranno solo bravi autori di testi. 


 
Il futuro del business writer 
Il business writer lavora sui testi aziendali per renderli efficaci, comprensibili, chiari e diretti: usa soprattutto lettere, brochure, e-mail ma anche siti web che non hanno fini pubblicitari. Diciamo che è un copywriter meno vanitoso. Siamo tutti business writer perché tutti scriviamo per lavoro. Molte persone, però, hanno fatto della scrittura la propria professione. Se quindi con business writer ci riferiamo a una persona che si limita a “pulire” i testi, togliere gli errori e accorciare un po‘ le frasi, i computer hanno già vinto. In molti settori sono già stati sostituiti: tutti gli algoritmi finora citati fanno un egregio lavoro di creazione di testi in cui tradizionalmente lavora uno scrittore professionale. La professione, quindi, è a forte rischio. 
 
Una scheda prodotto scritta dal software di Jasper. 


 
Cosa non potranno fare i computer 
Dipende cosa intendiamo per questo lavoro. Se ci riferiamo a un business writer che lavora in un settore specifico, con un vocabolario tecnico e non si limita a correggere gli errori ma conferisce alla scrittura aziendale uno stile riconoscibile, con un tono di voce riconoscibile, un livello di formalità adatto al destinatario e uno stile di scrittura unico e riconoscibile, allora le macchine sono indietro. Le macchine fanno cose standard, non amano essere diverse, le aziende sì. 


 
Il futuro del giornalista 
Già da diversi anni aziende come Narrative Science forniscono ai giornali articoli di giornale basati su algoritmi che usano un ampio numero di frasi standard e dati estratti dai big data per elaborare in tempo reale articoli di questo tipo. “L‘indice MIB della Fiat Spa continua a crescere ormai da 3 settimane. Nella seduta di oggi è cresciuto del 3% rispetto a ieri guadagnando circa 12 centesimi ad azione”. In grassetto le frasi standard integrate dai dati che l‘algoritmo estrae dalle fonti numeriche quotidiane. Questo tipo di algoritmo rende ormai superato il lavoro ripetitivo dei corrispondenti di molti settori: finanza, politica, sport e altri settori con una scrittura facile da imitare perché ripetitiva. Nel 2013 il Washington Post, di proprietà di Jeff Bezos (Amazon), ha fatto un enorme passo avanti: i dati non sono più semplicemente aggiunti a modelli con frasi standard ma ha creato dei modelli di articolo con un‘impostazione di tipo narrativo, proprio come li scriverebbe un bravo inviato sul campo. Nel 2017 Heliograf, così si chiama l‘algoritmo, ha scritto 800 articoli su 500 aziende americane portando circa 500.000 visite al sito del Washington Post. 
 
Cosa non potranno fare i computer 
Andare per strada, cercare le storie, metterci la passione e il calore umano, scrivere sapendo che dall‘altra parte dello schermo o del foglio c‘è un uomo. Per una macchina una strage è solo un numero di morti e feriti, un terremoto solo una magnitudo e un insieme di danni. Le macchine non hanno sentimenti e non li avranno mai, quindi non li esprimono. Chi legge vuole ritrovarli nei testi perché lui direttamente o i suoi simili hanno vissuto qualcosa di umanamente significativo. Se chi scrive non riesce a trasmettere questa umanità, non è un uomo ma una macchina, quindi il suo ruolo è sostituibile da un computer, forse anche a ragione. 
 
Il futuro dello scrittore di romanzi, poesie, racconti 
Lassù, sulla cima più alta della montagna del nostro paesaggio delle competenze, ci sono gli scrittori di libri, poesie e racconti. La marea dell‘intelligenza artificiale non li sfiora neppure ma negli USA, in Giappone e in altre parti del mondo, sono al lavoro gruppi di scienziati per addestrare gli algoritmi a creare racconti e romanzi sulla base di sceneggiature preimpostate. 
 
Buio 
come un‘anima di Cristo 
 
e tu lo dici 
poeta sentimentale 
fra i pianti 
e le pupille ferme 
nell‘ombra. 
 
una raccolta di poesie scritte da PoAItry, un‘Intelligenza Artificiale educata da Michele Laurelli all‘arte di esprimere emozioni attraverso la nostra lingua. Una rete neurale che conosce la licenza poetica, diciamo così. 
 
Dopo di che, la macchina inizia il suo processo di apprendimento attraverso la rete neurale ricorrente, leggendo avanti e indietro il testo per circa 5000 volte. Poi, una volta che il vero apprendimento è stato fatto, si crea un nuovo dataset, che è quello che conosce la macchina. Il passaggio successivo è quella della produzione della poesia. Per farlo, è necessario dare all‘Intelligenza Artificiale una parola o una frase da cui partire. Ed è anche molto romantica l‘idea che una macchina possa aver bisogno di un punto di inizio. 
 
La fine della scrittura umana? La specie creativa 
Il linguaggio umano resta un mistero. Gli studiosi ancora si scontrano sulla sua definizione dividendosi in scuole di pensiero più o meno litigiose. La capacità infinità di creare significati sempre nuovi semplicemente usando poche lettere e suoni non è replicabile dalle macchine. La comprensione del contesto in cui la lingua nasce, si modifica e si esprime è un baluardo che forse le macchine non riusciranno a superare ancora per molti secoli, forse mai. Le macchine non inventano, si limitano a riprodurre dati creati dagli uomini. Giochi di parole, doppi sensi, umorismo, ironia, sarcasmo, sfumature, sono solo alcuni degli elementi che l‘intelligenza artificiale non può comprendere. Tutto quello che rende umana la lingua per le macchine non ha significato. Se facciamo un uso consapevole ed evoluto di questo straordinario strumento, i computer per quanto intelligenti non possono raggiungerci. Per tutto quello che è standard e ripetitivo, invece, non c‘è speranza: sono più veloci, economici, non vogliono le ferie e non scioperano. Dobbiamo imparare, o tornare, a scrivere come uomini e non come macchine.  
 
Scritto da un umano ❤️ 
Immagino un futuro in cui alla fine di un testo ci sarà scritto:  
Scritto da un umano, con un cuoricino accanto, così come oggi scriviamo Made in Italy, Artigianale, BIO o spremitura a freddo sull‘olio d‘oliva. Qualcosa che darà valore a una cosa così straordinariamente umana. 
 

Inside Ilas
torna su
Ilas sui social network
instagram facebook linkedin behance pinterest youtube twitter
Ilas - Accademia italiana di comunicazione
Recapiti telefonici

Italy / Napoli tel(+39) 0814201345
fax(+39) 081 0070569

Skype contacts

Segreteria studenti segreteriailas

Indirizzo

Italy / 80133 Napoli Via Alcide De Gasperi, 45
Scala A

numero verde ilas
Prenota il tuo corso o un colloquio informativo La prenotazione non è vincolante e consente di riservare un posto nei corsi a numero chiuso

Prenota il tuo corso

La prenotazione non è vincolante e consente di riservare un posto nei corsi a numero chiuso

prenota corso
Prenota il tuo corso Ilas

Prenota online

prenota corso
Chiama in sede

Prenota telefonicamente

Prenota un colloquio informativo

Riceverai, senza alcun impegno, tutte le informazioni da parte della segreteria organizzativa

prenota corso
Prenota il tuo corso Ilas

Prenota online

prenota corso
Chiama in sede

Prenota telefonicamente

listino corsi

Listino Prezzi dei Corsi Ilas

I prezzi proposti al pubblico sono comprensivi di iva calcolata al 22%.

Leggi i prezzi

Diplomati
Ilas

Listino prezzi

Accademie
B.B.A.A.

Listino prezzi
chi siamo

Chi siamo

la struttura

Le aule

i docenti ilas

I docenti

seminari

I seminari

partnership

Partnership

dove siamo

Dove siamo

elenco corsi

Elenco corsi

listino prezzi

Listino prezzi

calendario corsi

Calendario

prenota corsi

Prenota

portfolio grafica

Grafica

portfolio web design

Web Design

portfolio fotografia

Fotografia

portfolio pubblicita

Pubblicità

portfolio 3d

Grafica 3D

portfolio ilas

Tutti i lavori

registri pubblici

Registri e materiali

libri di testo

Libri di testo

offerte di lavoro

Offerte di lavoro

comunicati scuola

Comunicati

moduli extra in dad

Moduli extra in DAD

listino prezzi

Listino prezzi diplomati Ilas