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Mostre ed eventi // Pagina 171 di 231
14.03.2010 # 1276

Ilas Web Editor //

Milano | Maurice Henry. Une poétique de l'humour

Fino al 14/03/2010

Il disegno umoristico caratterizzò gran parte della sua vita. La galleria Gruppo Credito Valtellinese gli dedica una mostra, la più importante e ampia fin'ora in Italia, dove è possibile ammirare oltre trecento opere tra cui disegni surrealisti e umoristici, oggetti-sculture e dipinti su tela. Maurice Henry, nato nel 1907 e morto nel 1984, surrealista per vocazione, appartenne al gruppo Le Grand Jeu nel 1927 assieme ad Harfaux, Daumal, Vailland, Gilbert-Lecomte che si ispiravano a Breton. Le sue prime opere sono caratterizzate da un umorismo enigmatico, che ha il carattere liberatorio e un po' catartico nei confronti di un mondo in cui c'è ben poco da ridere. Così, il motto di spirito, può aiutare e in questo caso l'humour poétique ci regala un sorriso in un contesto, allora come oggi, poco divertente. Dal 1964 frequenta Milano con assiduità e la città resta colpita dallo spirito di questo grande artista, dalla sua poetica pittorica, dalla mondanità. Breton disse di lui : "L'immagine surrealista, in tutta la sua freschezza originaria, continua a manifestarsi in Maurice Henry. Ogni volta che, in un mattino ancora insonnolito, mi porta la primizia d'uno dei suoi disegni fatti per il giornale sono contento e penso che con i bei modi, i suoi, abbiamo capito il mondo". Fu pittore, scenografo e regista e lascia oltre a numerose opere pittoriche anche moltissimi disegni e illustrazioni comparsi sulle riviste francesi dagli anni trenta ai sessanta, che rivelano la complessità della sua opera. La mostra, esaustiva nella rappresentazione di questa complessità, celebra anche il periodo post-humour, dal 1968, ovvero quando Henry lasciò la Francia e si stabilì a Milano dedicandosi alla pittura. Di grande livello i curatori della mostra: Arturo Schwarz, Alain Jouffroy, Daniel Abadie, George Fall, Nelly Feuerhahn, François Dufrêne e Dominique Stella, con opere provenienti dal Centre Pompidou di Parigi, dal Musée Tomi Ungerer di Strasburgo e da collezioni straniere e italiane, da Guido Peruz e l'Archivio Maurice Henry.

13.03.2010 # 1435

Ilas Web Editor //

Milano | BeB Italia Portraits

Fino al 13/03/2010

Cinque fotografi internazionali interpretano altrettanti oggetti culto di design, realizzati dalle superstar mondiali del design, come Zaha Hadid, Patricia Urquiola, Antonio Citterio e Naoto Fukasawa. Gli scatti d'autore saranno documentati dai video dei backstage. Dall'11 al 13 marzo è allestita a Milano la mostra B&B Italia Portraits curata da Case da Abitare. Filo conduttore della mostra, le suggestioni legate all’arte e all’architettura, ospitate nello store milanese B&B Italia. Tra i fotografi, Adrian Gaut, a cui è stato affidato il discorso tra le poltrone da outdoor Crinoline di Patricia Urquiola e lo skyline newyorkese visto dalla High Line, la vecchia ferrovia riqualificata dagli architetti Diller Scofidio+Renfro. Suoi lavori su Wallpaper, Men's Vogue, Pin-up, Fortune, Mark, Muse, Tokion, London Sunday, Times Magazine, Spin, Monocle e Wired. Tra i suoi clienti, 3.1 Phillip Lim, Yohji Yamamoto, Jack Spade, Boeing, Mazda, Nike e Starbucks. A seguire Lucilla Barbieri e Fabrizio Coppi, milanesi ma londinesi d’adozione, hanno lavorato per American Airlines, Audi, Bulgari, Fendi, Gucci, Mercedes, Issey Miyake. I loro lavori sono stati pubblicati su L'Uomo Vogue, GQ, Vogue Italia e Giappone, New York Times, T Magazine, Wallpaper, W gioiello e The World of Interiors. Dean Kaufman, con all’attivo lavori per ilThe New York Times Magazine, W Magazine, Vogue, Wallpaper e lavori per American Express, Apple, Bottega Veneta, Chanel, IBM e Timberland. Grégoire Alexandre, le cui opere sono descritte da Christian Lacroix d come "poesia contemporanea", i suoi scatti sono apparsi su Libération, Wallpaper
, Beaux-Arts Magazine, le Monde d'Hermès, GQ Style e Blast. Tra i suoi clienti Sony, Orange, Louis Vuitton, Citroën, Absolut e EBay. Infine, Tom Mannion che ha lavorato per Vogue UK e America, Elle Decoration, The World of Interiors, In Style, Habitat, Armani Casa, che qui presenta gli scatti della poltrona Grande Papilio di Naoto Fukasawa, fotografata all'interno di una residenza barocca inglese, in una dimensione incantata e senza tempo, tra storia e modernità.

07.03.2010 # 1428

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New York | Art is back | Armory Show

Fino al 07/03/2010

L'arte è tornata, Art is back, come recita lo slogan dell'Armory Show, appuntamento atteso da trecento espositori e gallerie convogliate sul territorio e sul mercato americano, a New York. Il più importante appuntamento del mercato d'arte americano è figlio del successo di Art Basel Miami Beach, la fiera di Miami dedicata all'arte e a centinaia di espositori mondiali. I risultati sono stati ottimi e l'entusiasmo per la manifestazione si può toccare con mano. In questa sede ci saranno anche gallerie nuove grazie agli affitti crollati. L'entusiasmo è tale che per un opera di Giacometti, un bronzo battuto da Sothesby's, sono stati spesi 74 milioni di euro. In concomitanza con l'Armory, nella stessa settimana, ci sarà la Biennale del Whitney diretta da Francesco Bonomi, la mostra dedicata a alla collezione Joannou presentata da Jeff Koons e tre fiere satellite. Gli artisti sono un misto di giovanissimi e di artisti più affermati. Il trend di vendita delle opere, citando il New York Times, sembra preferire opere molto fredde, poco emotive. E il mercato, si sa, in questo senso, detta legge.

07.03.2010 # 1241

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Verona | Corot e l'arte moderna | Palazzo della Gran Guardia

Fino al 07/03/2010

Si dice che Corot ( 1796-1875) sia stato il pittore, che mai come nessun altro, abbia dato un'anima ai paesaggi. Nella prima metà dell'800, da quando soggiornò in Italia, precisamente dal 1825 al 1828, si diede alla pittura dei paesaggi, sull'impronta di Canaletto, altro grande paesaggista, ma soprattutto di Jhon Constable, il pittore inglese noto per i suoi paesaggi atmosferici e la sua pittura poco materia e molto evocativa, assieme a Turner, cui Corot, tornando dall'Italia, guardò con estrema attenzione. Corot inaugura una nuova epoca pittorica grazie alle abbondanti dosi di colore che egli stende sulla tela, che hanno la funzione essenziale di evocare la materia, la roccia piuttosto che l'albero, ma in senso pienamente atmosferico attraverso una consistenza corposa. Il filo con la classicità e con l'analiticità topografica della tradizione si spezza per lasciare il posto ad una pittura diversa, dove il sentimento e l'immaginazione prendono corpo e si dipingono veri e propri paesaggi dell'anima. In questa mostra vedremo le impressioni che il grande pittore francese ha lasciato sugli altri artisti, come ad esempio Monet, Poussin, Claude, Annibale Carracci e suoi suoi contemporanei come Valenciennes, Bertin, Michallon. Per tutti i paesaggisti moderni egli è stato un progenitore al contempo tradizionale e innovatore e la mostra di Verona illustra questo aspetto in pieno. La generazione di artisti che venne dopo, a cui la rivoluzione pittorica e concettuale di Corot aprì la strada, fu quella di Monet, Ricasso, Cesanne e ognuno di loro ne colse e ne assorbì aspetti importanti, come gli aspetti sintetici e costruttivi ( Cézanne), la disintegrazione della materia pittorica della pittura ( Monet ), il simbolismo ( Denis ). Picasso ne fu grande collezionista e l'influenza di "père Corot" come venne chiamato da questi grandi artisti, fu grande anche su Braque e Mondrian. Ogni elemento viene assunto per sviluppare un determinato concetto pittorico, come la monumentalità della forma in Picasso o la scomposizione costruttiva della pennellata in Mondrian. Quindi, apparentemente l'impalcatura classica di Corot è evidente, ma dentro questa impalcatura il segno e la materia pittorica sono in completa evoluzione e recano in nuce tutti i futuri e più importanti cambiamenti che si avranno nella pittura moderna e contemporanea. La mostra, curata da Vincent Pomarède (massimo esperto di Corot e direttore del dipartimento di pittura del museo del Louvre) è realizzata in collaborazione con il Louvre e si espongono circa 100 dipinti da Poussin a Ricasso, di cui almeno il 50% sono di Jean Baptiste Camille Corot.

01.03.2010 # 1233

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Padova | Zaha Adid | Biennale internazionale di architettura

Fino al 01/03/2010

Presso il Palazzo della Regione di Padova, nel salone medievale, nell’ambito della IV edizione della Biennale di Architettura “Barbara Cappochin”, possiamo ammirare l’architettuira e il design secondo il grande architetto iraniano Zaha Adid, insignita nel 2004 del Pritzker Prize, il Nobel per l’architettura. Il suo lavoro di progettista è unico e inimitabile, in questa mostra emerge la nuova concezione che c’è dietro il processo d’ideazione delle opere. L’esposizione è stata suddivisa in blocchi differenziati a seconda del progetto, raccontato per immagini video, fotografie, disegni, modelli e prototipi tra cui il MAXXI di Roma, il Ctylife Tower&Masterplan di Milano, il Maritime Terminal di Salerno, il Museum Of Nuragic & Contemporary Art di Cagliari, il Regium Waterfront di Reggio Calabria, l’High-Speed Train Station di Napoli Afragola nell’ambito del progetto della TAV. L’Italia ha un rapporto privilegiato con questo grande architetto, che ormai è anche un eccellente designer, con all’attivo il design di svariati oggetti tra cui anche un famoso paio di scarpe realizzato per Melissa. Trait d’union tra tutte le sue opere, anche di design, è l’incredibile fluidità delle linee e il disegno avveniristico, che messi insieme, sortiscono un effetto sorprendente e originale. In questa mostra vediamo la suddivisone in sei blocchi, come una sorta di morfologia concettuale, chiamati Linee, Fasce, Reti, Onde, conchiglie, bozzolo, Aggregazioni/Grappoli/Mosaici, Campi, Paesaggio e Topografia, Parametrismo, che si snodano in forme ondulate e in vere e proprie isole espositive che risaltano il luogo espositivo e le opere preesistenti. Zaha Adid sta realizzando al momento opere eccellenti come l’Aquatic Centre per le Olimpiadi di Londra del 2012, le Signature Towers a Dubai, il Performing Arts Centre ad Abu Dhabi. Entrare nel mondo di Zaha Adid è come intraprendere un percorso spazio temporale completamente nuovo, diverso, futuribile e positivo, con le sue forme aeree e luminose, la sua comprensione e la sensibilità nel comprendere il territorio e l’ambiente in cui inserire le sue opere. Le precedenti retrospettive dedicate a questo grande architetto e designer sono state al Solomon R. Guggenheim Museum di New York e nel 2007 al Design Museum di Londra.

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