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Seminari // Pagina 1 di 10
26.05.2022 # 6069

Paolo Falasconi //

Model Sharing #1, lo shooting fashion targato ilas

Nella splendida cornice del Made in Cloister, seguiamo una giornata di shooting degli studenti ilas

Il Made in Cloister è la location che Ilas ha scelto come primo spazio per consentire agli studenti dei corsi di fotografia pubblicitaria di esercitarsi liberamente, nella prima edizione del suo model sharing

PERCHÈ IL MODEL SHARING
Il model sharing è un evento fotografico in cui una modella professionista è a disposizione, in una determinata location, per tutti i fotografi che vi partecipano, senza che vi sia una programmazione specifica o un tema da seguire, ed è un'occasione unica per i fotografi per condividere idee con altri colleghi e sperimentare liberamente nuove tecniche. 

Atmosfera rilassata e piacevole, e una partecipazione entusiasta degli studenti fotografi. Un grazie alla professionalità della modella Asia Violante @asiaviolante_ e al team di ilas che ha garantito una impeccabile organizzazione.

LOCATION: MADE IN CLOISTER
MODEL: ASIA VIOLANTE
MUA: MELKA ACADEMY
PRODUCER ILAS: SIMONA MANCINI
ABITI: STYLIST - MATILDE MAZZOCCO
DOCENTE:  NICOLA D'ORTA



Di seguito alcuni scatti direttamente dal set:





















11.02.2022 # 5946

Paolo Falasconi //

Roberta Cinque vince il contest Manifesto per Waiting for the Man Lou Reed - Edizione 2022

Firma il nuovo manifesto esclusivo per l'evento

Roberta Cinque vince il contest Manifesto per Waiting for the Man Lou Reed - Edizione 2022
Roberta frequenta il Corso di Grafica Ilas con la docente di progettazione Giovanna Grauso e la docente di software Elisabetta Buonanno.

Un contest riservato agli studenti ilas degli anni accademici 2019/2020,  2020/2021 e 2021/2022





IL MANIFESTO DEL CONCERTO/EVENTO PER LOU REED - EDIZIONE 2022
IL BRIEF  
Waiting for the Man è una giornata di celebrazioni dedicata ogni anno a Lou Reed in occasione dell’anniversario della sua nascita. La prima edizione è stata nel 2019 e la prossima (marzo 2022) sarà la quarta e corrisponderà al suo 80° compleanno.



Lou Reed era molto legato a Napoli dove veniva spesso. E’  stato anche uno dei sostenitori del progetto Made in Cloister (supportando con un video il programma di crowdfunding lanciato nel 2013) e quindi - d’accordo con la moglie, l’artista Laurie Anderson - si è deciso di dedicargli questa giornata a Napoli all’interno del Chiostro di S. Caterina, sede della Fondazione Made in Cloister.


Nella fotografia Lou Reed con Davide De Blasio della Fondazione Made in Cloister


E’ una giornata che si sviluppa dalle 16,00 alle 24,00 ed il programma è sempre diverso muovendosi tra fotografia, cinema, poesia e readings, oltre naturalmente a molta musica.




28.02.2020 # 5461

Paolo Falasconi //

Antonio Biasiucci, Contrasto perenne. Un nuovo grande seminario ILAS al Made in Cloister.

Il maestro napoletano della fotografia contemporanea ospite alla ilas per un incontro con gli studenti dell´Accademia ILAS

Nella spettacolare location del Made in Cloister un nuovo imperdibile appuntamento con i maestri della fotografia contemporanea. 


Primavera 2020 - Made in Cloister - Ingresso libero
Antonio Biasiucci
Contrasto perenne

A Napoli Antonio Biasiucci ospite alla ilas, Accademia di Comunicazione Italiana, per un seminario gratuito. 

Antonio Biasiucci è tra i fotografi contemporanei quello che possiede uno dei linguaggi maggiormente innovativi, maturato in anni di ricerca personale lontano paradossalmente dal mondo della fotografia e dall´esperienza dei grandi maestri che lo hanno preceduto e, forse proprio per questo, capace di esprimere una personalità del tutto inedita e originale.


Una ricerca senza fine

In una dimensione in perenne contrasto, Biasiucci esplora la realtà nella sua interezza, senza tralasciare nulla ma anzi indagando a fondo ogni aspetto dell´immagine: torna a fotografare sempre lo stesso soggetto, quasi ossessivamente finché il dato di partenza perde significato e diventa qualcos´altro. E si può passare “dal nudo al paesaggio o dal paesaggio al nudo” in una sorta di fotografia totale, per cui la ricerca può dirsi conclusa solamente quando, il mistero dell´oggetto, risulta svelato. Ecco perché alcune ricerche Biasiucci non le riterrà mai concluse, come quelle sui Vulcani, le cui verità saranno sempre insondabili perché equiparate a quelle della vita.

Dedito alla fotografia antropologica (vedi il ciclo di fotografie dal titolo Ex-voto), rigorosamente in bianco e nero, e alla componente del mondo rurale e contadino, dimostra che questi aspetti risultano essere solo una faccia della sua arte.




Le forme, nelle foto di Biasiucci sembrano emergere da un nulla, evocato dal colore nero di sfondi difficilmente misurabili. Riguardo il nero lui stesso ha dichiarato: “ho utilizzato il nero come una tavolozza di colori da cui partire, una sorta di nero primigenio” ma il nero deve essere presente per esaltare la luce… Sfrutta le potenzialità dei materiali di rifrangere la luce. “La ricerca assidua della luce- afferma - rimane un mio presupposto fondamentale”.   

Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni, in Italia e all’estero, tra cui: Istituto nazionale per la grafica, Roma; MAXXI, Roma; PAN Palazzo delle Arti, Napoli; MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli; Metropolitana di Napoli; Galleria Civica di Modena; Museo di fotografia contemporanea Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo (Milano); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte Contemporanea, Guarene (Cuneo); Fondazione Banco di Napoli; Collezione Banca Unicredit, Bologna; Bibliothèque nationale de France, Parigi; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Château d’Eau, Tolosa; Musée de l’Elysée, Losanna; Centre de la Photographie, Ginevra; Fondazione Banca del Gottardo, Lugano; Centre Méditerranéen de la Photographie, Bastia; Galerie Freihausgasse, Villach (Austria); Departamento de investigación y documentación de la Cultura Audiovisual, Puebla (Messico); Mart, Rovereto.


Antonio Biasiucci
 

Antonio Biasiucci nasce a Dragoni (Caserta) nel 1961. Nel 1980 si trasferisce a Napoli, dove comincia un lavoro sugli spazi delle periferie urbane e contemporaneamente una ricerca sulla memoria personale, fotografando riti, ambienti e persone del paese nativo. Nel 1984 inizia una collaborazione con l’Osservatorio vesuviano, svolgendo un ampio lavoro sui vulcani attivi in Italia. Nel 1987 conosce Antonio Neiwiller, attore e regista di teatro: con lui nasce un rapporto di collaborazione che durerà fino al 1993, anno della sua scomparsa. Fin dagli inizi la sua ricerca si radica nei temi della cultura del Sud e si trasforma, in anni recenti, in un viaggio dentro gli elementi primari dell’esistenza. Ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui, nel 1992, ad Arles, il premio “European Kodak Panorama”; nel 2005 il “Kraszna/Krausz Photography Book Awards”, per la pubblicazione del volume Res. Lo stato delle cose (2004) e, nello stesso anno, il “Premio Bastianelli”; nel 2016 Premio Cultura Sorrento. Numerosissime le mostre personali e le partecipazioni a mostre collettive, a festival e rassegne nazionali e internazionali. Ha collaborato inoltre a diversi progetti editoriali, e ha partecipato a importanti iniziative culturali di carattere sociale. Nel 2012 fonda il Lab per un laboratorio irregolare, un percorso per giovani fotografi, a cui  trasmettere un metodo di costante approfondimento e critica del proprio lavoro.Attualmente insegna “Fotografia come linguaggio artistico” all´Accademia di Belle Arti di Napoli. 

 Biasiucci è stato invitato fra gli artisti del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2015.

Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni, in Italia e all’estero, tra cui: Istituto nazionale per la grafica, Roma; MAXXI, Roma; PAN Palazzo delle Arti, Napoli; MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli; Metropolitana di Napoli; Galleria Civica di Modena; Museo di fotografia contemporanea Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo (Milano); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte Contemporanea, Guarene (Cuneo); Fondazione Banco di Napoli; Collezione Banca Unicredit, Bologna; Bibliothèque nationale de France, Parigi; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Château d’Eau, Tolosa; Musée de l’Elysée, Losanna; Centre de la Photographie, Ginevra; Fondazione Banca del Gottardo, Lugano; Centre Méditerranéen de la Photographie, Bastia; Galerie Freihausgasse, Villach (Austria); Departamento de investigación y documentación de la Cultura Audiovisual, Puebla (Messico), Mart, Rovereto, Pio Monte Della Misericordia, Napoli; Fondazione Modena per la fotografia.



28.02.2020 # 5460

Marco Maraviglia //

Una mattina da Oliviero Toscani al Modernissimo

Un evento in esclusiva organizzato dalla Ilas


Le domande pseudo-provocatorie di Oliviero Toscani

"Quanto tempo su 24 ore dedicate all’immaginazione?"  è una delle domande fatte da Oliviero Toscani al pubblico in sala.
A 77 anni Oliviero Toscani di immaginazione e grinta ne ha ancora tanta, tantissima.
Teoremi, enunciati, massime… c’è tanta roba nella mente di chi ha spaziato in vari ambiti della fotografia lasciando ogni volta un’impronta indelebile, a cavallo tra fotografia e arte.


Creatività, genio, immaginazione… i primi 50 anni di carriera di Oliviero Toscani

Le sue sono tracce che sono ormai iconografie della memoria collettiva. Chi è nato all’ombra dell’ombelico di Raffaella Carrà ricorda probabilmente in maniera più incisiva quel paio di shorts di jeans che invitavano ad essere seguiti (campagna Jesus/chi mi ama mi segua – 1973).
E non è stato lui uno dei primi, se non il primo, a usare argomenti sociali nella pubblicità sensibilizzando sull’eguaglianza delle persone a prescindere dal colore, religione, sesso…?
Sarà stata l’amichevole conoscenza di Andy Warhol lo stimolo per inventare la pubblicità POP ribaltando il senso di ogni dialettica del marketing?


In barba a certe distorsioni mediatiche dei tempi televisivi che lo fanno percepire come personaggio non troppo facile, dal vivo ti rendi conto che Oliviero Toscani è uno di quei fotografi in grado di trasferire le proprie conoscenze e senza risparmiare una certa generosità.

Dedicare oltre due ore del proprio tempo per elargire considerazioni, raccontare esperienze personali e professionali, emettere sentenze e pillole di saggezza, di più di 50 anni di magnifici fallimenti, e tra l’altro espresse in maniera chiara, diretta, senza inutili pseudo-filosofie, è un’esperienza che fa bene alla salute professionale di un fotografo o a chiunque operi nel campo della comunicazione.


Oliviero Toscani guru o coach?

Essere liberi è la condizione essenziale per poter lavorare bene.

Per essere liberi non si deve correre dietro il consenso, ma dietro al senso.

Bisogna essere eccellenti in ciò che si fa. Paradossalmente, per essere liberi bisogna incatenarsi a una propria idea per riuscire a capire quali possano essere i propri limiti.

Perché solo capendo quali sono i propri limiti ci si può liberare dal complesso di non essere bravi.

Queste non sono che alcune delle considerazioni di Oliviero Toscani che, durante l’incontro, assumeva nell’immaginario della platea sembianze di un guru, di un coach di una squadra di rugby o, forse per qualcuno, sembrava il sergente Hartman di Full Metal Jacket. Il Drill Instructor che appellò “palla di lardo” uno dei marine del film, per intenderci.


Dagli appunti presi durante l’incontro…

Il fotografare raggruppa un insieme di competenze indispensabili quando si deve comunicare qualcosa. Oliviero Toscani ricorda al pubblico che tutti possono guidare ma pochi entrano nell’Olimpo della Formula 1. Ci ricorda che tutti sanno leggere e scrivere ma pochi possono essere scrittori o poeti. L’accessibilità al mezzo non corrisponde sempre a una buona “alfabetizzazione” dello stesso.

Sembrano banali metafore, quelle di cui sopra, ma non tanto per un pubblico composto in gran parte da millennials.

La fotografia è un film in uno scatto

La fotografia può avere un certo parallelismo con un film. Per fare una buona fotografia per una campagna pubblicitaria occorrerebbe essere allo stesso tempo, sceneggiatore, scenografo, regista, direttore della fotografia, cameraman.

La fotografia è un film in un fotogramma

Immaginare. Solo nel momento in cui spegniamo il computer abbandonando quei “campi di concentramento” del XXI secolo che sono i social, possiamo iniziare a immaginare. Immaginare ci porta oltre le normali dimensioni umane configurandoci situazioni incredibili.


La creatività al servizio del marketing?

Oliviero Toscani è sempre stato Art Director di se stesso. Non ha mai accettato di lavorare con le agenzie pubblicitarie.

…Non si può dirigere la creatività. Il Padreterno non aveva l’Art Director…

Lui è il One man show, lui decide come impostare una campagna pubblicitaria, o come realizzare un’installazione con le sue immagini. Se non si ha carta bianca, si pone limite all’immaginazione perché non si è liberi.

Sembra che le sue campagne siano di successo proprio perché sempre in controtendenza con quelli che potrebbero essere i briefing e le strategie di marketing.

Si può fare una foto fantastica a un pezzo di merda e si può fare una foto di merda fotografando la donna più bella del mondo


Più di 50 anni di magnifici fallimenti

Oliviero Toscani il guru, il coach, il drill instructor. Personalità carismatica. Un’aura che sembra averlo congelato in una non-età. È un evergreen che continua a stupire a 77 anni.

Sì, sì, non sta simpatico a qualcuno ma non è un problema suo.

Ci proietta le pagine del suo libro (Più di 50 anni di magnifici fallimenti) e ti rendi conto che professionalmente può anche permettersi di essere un po’ scorbutico con chi gli fa girare i marroni con considerazioni inadeguate.

Non ha conservato molti degli originali dei suoi scatti e forse per quel suo voler sentirsi libero, distaccandosi anche dagli oggetti come diacolor scattate in tanti anni. Non ha uno studio. Il suo studio è sempre on the road. Anche nel senso più stretto del termine. Come per i ritratti di Razza Umana eseguiti per strada nelle varie città d’Italia.

Quel libro proiettato nella sala del Modernissimo, consiste per lo più in scansioni delle pagine di giornali dove sono stati pubblicati i suoi lavori in 50 anni.

Una foto esiste solo se è pubblicata

E ti accorgi che in quelle immagini vi sono citazioni ante litteram di Helmut Newton e che fare fotografie alla H. C. Bresson lo diverte perché è rilassante scattarle durante una passeggiata la domenica pomeriggio.

Che la sua fotografia di moda degli anni ’60 piaceva tanto, che a distanza di anni un’altra azienda gli chiede di replicarle. Che ha sempre avuto a fuoco le trasformazioni sociali stando sempre sul pezzo, sparandoci sui 6×3 l’iconografia dei nuovi fenomeni sociali che non avevamo ancora fatto in tempo a metabolizzare. E che, anche se impercettibilmente, trapelano i suoi studi di storia dell’arte che suggerisce a ogni giovane fotografo per la propria formazione.

 

È tutta questione di immaginazione. <>.

“L’immaginazione al potere” come direbbe Herbert Marcuse.





27.02.2020 # 5434

Daria La Ragione //

Napoli, 27 giugno 2019 – David Carson è stato qui

David Carson, pop star del graphic design internazionale, era a Napoli per incontrare gli studenti ilas, prenderli per mano e accompagnarli nel suo mondo di collage, peripezie grafiche e innovazione

David Carson è stato qui.

Non so se potete immaginare che emozione sia stata.


Fate conto che siete fotografi e un giorno possiate incontrare dal vivo (sì, è morto, ma è una pura ipotesi) Cartier Bresson, che viene nella vostra città a parlare di fotografia, ispirazioni, idee.

Fate conto che siete seduti buoni buoni in un cinema, davanti a uno schermo, mentre il vostro mito è lì che scorre centinaia di slide, commenta, fa battute e vi spiega con il sorriso cos’è per lui lavorare, quanto profondamente il suo lavoro sia una parte di sé, un modo di esprimersi, da dove gli arrivano le ispirazioni e, insomma, vi porti per mano attraverso il suo immaginario.

Ecco, chi scrive si è sentita così: dopo anni trascorsi a parlare di David Carson nei corsi di Storia della Grafica, a raccontare agli studenti che pazzesca rivoluzione sia stato il suo arrivo in quel mondo, che ventata di aria fresca abbia soffiato dalla California ecco che finalmente lui era lì, davanti a me, mi accompagnava nel suo mondo, attraverso il suo sguardo curiosissimo, ricordandomi quanto sia fondamentale riuscire sempre a stupirsi di ciò che ci circonda, quanto sia irrinunciabile la capacità di lasciarsi meravigliare dalle piccole cose.

Ed è stato fantastico!




Per me e per gli studenti che hanno affollato la sala del cinema Modernissimo – due ore in silenzio religioso interrotto solo dalle risate – è stata una mattinata da ricordare.

Ecco alcune delle cose che porterò con me:


Il tuo momento arriverà, se stai facendo quello che ami.

Un messaggio carico di fiducia, la stessa fiducia che mi sono portata addosso uscita di là e che mi ha riportata a quando avevo l’età di questi ragazzi che erano con me ad ascoltarlo. Perché infondo questa è stata la prima magia: mi sono sentita più giovane.


Un’altra metafora che arriva dal surf, come la prima. Perché è chiaro che, se la tua onda sta per arrivare, tu devi sbracciarti a remare sul tuo surf per essere sicuro di beccarla quando sarà da te. Ed è questo che emerge guardando tutti i suoi lavori: impegno costante. Magari anche David Carson ha dei momenti in cui gli basta portare a casa la giornata, può darsi, ma non si direbbe proprio. Si direbbe invece che faccia tutto in modo appassionato, cercando di dare il meglio, sforzandosi di non mettere mai un titolo dove è ovvio che debba andare, mai il font che dovrebbe usare (per dire: per la locandina del film Helvetica ha usato un Franklin Gothic!!!). Insomma, sembra che non si stanchi mai di remare.

Perché il lavoro occupa la gran parte delle nostre giornate ed è importante continuare a divertirsi.

Quest’uomo che ho davanti e che ha cambiato la storia della grafica, alla veneranda età di 65 anni (portati bene quasi quanto Sting), continua a surfare e ad andare sullo skateboard, perché – ci dice – non bisogna mai smettere di fare quello che amiamo e ci fa stare bene.

Mi porto via consigli importanti sul design? Sì. Immagino di sì.

Soprattutto vengono con me riflessioni e ispirazione e fiducia nel futuro, e la felice conferma che quest’uomo che tanto avevo ammirato dalle pagine di Beach Culture e Ray Gun sia all’altezza delle mie aspettative.

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