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Nell’era dello story telling, che è diventata ormai la parola d’ordine di chiunque si occupi di comunicazione, ecco una pubblicità che ha preso la faccenda molto molto sul serio:
Già dal 2014 Sennheiser aveva scelto la strada dell’ironia: l’agenzia era McKinney, USA e la storia raccontava di una cuffia troppo innamorata dell’orecchie, alle prese con la difficoltà di gestire questo amore morboso e sempre in bilico tra lussuria e imbarazzo. L’hastag che accompagnava le uscite di questa multisoggetto la dice lunga #earlove.
L’ultima campagna però, The Oracle, è il risultato del lavoro di un’altra agenzia, la tedesca Philipp und Keuntje, e anche se ben girata e molto carina, a mio avviso le manca l’ironia e la vena surreale delle precedenti.
Funzionerà meglio? lo dirà il mercato.
Music has no enemies è un progetto del compositore Andres Levine, che si occupa di creare musica di impatto per le organizzazioni no profit.
Questo commercial, dell’agenzia LatinWorks, Austin, USA, racconta come un soldato sia riuscito a salvarsi da un cecchino tedesco, durante la seconda guerra mondiale, pensando che anche lui fosse spaventato e si sentisse solo, suonando una canzone all’epoca molto popolare Lili Marlene, e come questo abbia sciolto tutta la tensione.
La musica salva la vita, è il claim, e funziona, perfino nell’altro film di questa multisoggetto, molto crudo e difficile, perché racconta la violenza subita da un bambino e come cantare gli abbia in qualche modo preservato l’anima.
Entrambi i film (per fortuna) sono realizzati utilizzando piccoli pupazzetti di plastica, escamotage che consente di raccontare vicende molto dure allentando in parte il coinvolgimento.
Regia: Carlos Lopez Estrada / CINCO
Non è l’idea del secolo, siamo d’accordo, ma spesso in pubblicità la forma conta quanto il contenuto.
Secondo me questo è proprio il caso: il trucco, la recitazione, l’atmosfera strappano un sorriso.
Di gag divertenti se ne vedono tante in giro, ma questa fa anche qualcosa in più rispetto a molte pubblicità nostrane: ci fa ricordare il prodotto oltre lo sketch, cosa che non accadeva, per esempio, con la famosissima (per chi ha l’età per ricordarsela) pubblicità nota ai più come “Buonaseeeera”.
Ve la ricordate? E vi ricordate qual era il prodotto?
In molti, per esperienza di sondaggio maccheronico da me somministrato ad amici e parenti, non se lo ricordano. Ricordano bene il tizio con grembiule e guanti che si precipita dalla vicina sperando in un appuntamento, ma siccome quella pubblicità poco o nulla aveva a che fare con la fiat (eh già!), non ricordano molto altro.
Ogilvy & Mather, London, invece centra l’obiettivo in pieno. Chapeau!
Non è un bel claim, siamo d’accordo: quando si tira in ballo un concetto potente come la rivoluzione e lo si accosta a parole quotidiane come “garage” viene meno un bel po’ della loro forza.
E secondo me è proprio questa la debolezza di questo commercial brasiliano: da un punto di vista estetico infatti è molto ben girata, le immagini sono belle e ha un bel ritmo. Sì, forse la Rivoluzione Francese è un po’ troppo da cartolina o da film, ma in linea di massima scegliere alcuni momenti in cui la civiltà contemporanea è stata a un punto di svolta, e lasciare che la Honda li attraversi perfettamente integrata con quanto accade, senza che nessuno la percepisca come estranea, è un modo interessante di trasformare il contesto in testimonial: di solito si sceglie un personaggio famoso per far scattare un meccanismo di associazione tra le sue caratteristiche (la bellezza, la simpatia, l’eleganza etc.) e il prodotto; qui è stata fatta la stessa cosa utilizzando i momenti rivoluzionari dell’epoca moderna al posto di divo o un a diva, ma il gioco è sempre lo stesso.
Funziona? Secondo me con claim diverso poteva funzionare molto di più.
Agenzia: F/Nazca Saatchi & Saatchi, Brazil
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Le campagne che preferisco sono di due tipi: quelle che fanno emozionare e quelle semplici, che con un bel visual e una buona headline ti dicono tutto ma non ti spiegano niente, e ti lasciano riflettere.Questa campagna di Alma, Miami, USA per i detersivi Greenworks rientra senza dubbio nella seconda categoria: un close up di alcuni bellissimi animali, scattato in modo tale che all’inizio possa sembrare il dettaglio di un tessuto, e in alto a destra, su una specie di targhetta una claim semplice semplice: non tutte le macchie dovrebbero scomparire.
Scegliere la bellezza della natura come testimonial è un’idea vincente per parlare a tutti i consumatori attenti all’ambiente e alla bellezza. Per quelli disattenti c’è ancora molta strada da fare, ma non basterà una pubblicità.