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Venezia | Tony Cragg. In 4D dal fluire alla stabilità
Fino al 09/01/2011
Tony Cragg, artista inglese classe 1949 è, nel panorama contemporaneo, uno dei più grandi esponenti della scultura britannica, autore di opere versatili, partito dal Minimalismo e approdato alla sperimentazione delle volumetrie, del movimento. Cragg sfida la staticità della scultura, attraverso dinamismi, contrasti, metamorfosi continue ed enigmatiche della materia nel senso del suo volume. Il bello che è approdato a questo partendo da un discorso bidimensionale, in cui metteva insieme una serie di materiali sul pavimento o sulle pareti. Già questo avrebbe potuto far presagire i futuri sviluppi plastici dell’artista, improntati alla decostruzione di figure statiche, tridimensionali in rapporto tra loro e tra lo spazio circostante, in 4D, appunto. Cragg, realizza le sue sculture come fossero elementi matrici fluidi, in movimento. In realtà, si tratta di opere che, pur non appartenendo al mondo reale e non imitandolo, trasmettono “informazioni e sensazioni sul mondo ”in una forma solida, che sembra liquida, in continua metamorfosi o disfacimento. La mostra ospitata presso il museo cà Pesaro di Venezia è stata per la maggior parte concepita appositamente per questi spazi, in un percorso che si snoda lungo i tre piani di Ca’ Pesaro, corte esterna, androne, salette al piano terra, scalone monumentale, secondo piano e facciata sul Canal Grande. In tutto, circa 40 opere realizzate in vetro, bronzo, acciaio, plastica, legno, pietra e una ventina di disegni, bozzetti preparatori e acquerelli che testimoniano della sua produzione artistica dagli anni ’80 ad oggi. Al centro della sua opera vi è io concetto che “la creazione di oggetti e di immagini che non esistono nel mondo naturale o funzionale ma che possano riflettere e trasmettere informazioni e sensazioni sul mondo e sulla [sua] stessa esistenza” (Tony Cragg, 1985). Questo lo spinge verso lo studio di tutti i possibili cambiamenti delle forme fondamentali per far emergere una spiritualità intrinseca alla materia in “alternativa all’osservazione della natura” e “alla percezione dell’ottusa nostra realtà, soggetta solo alle leggi dell’utile” (Tony Cragg, 2005).