Ilas Web Editor //
Rovereto | Dana Schutz.
Contemporanea
09/01/2011
Il Mart di Rovereto dedica, per la prima volta in Europa, una retrospettiva ad una delle più sorprendenti e interessanti artiste americane degli ultimi 5 anni, Dana Schutz . La Schutz, classe 1976, non ama definire la sua pittura surrealista ma appartenente alla grande tradizione espressionista americana. Le sue tele, infatti, hanno l’effetto di ricordare che “[…] un quadro [è] ancora, nonostante tutto, un luogo dove certe cose accadono al di là della socialità e della legge, della la razionalità e della sensibilità così come le conosciamo”. E ancora, per il curatore del catalogo Alessandro Rabottini “Sembra che per i personaggi di Dana Schutz introdurre qualcosa nel proprio corpo, perforarlo o inghiottire non corrisponde necessariamente all’atto dell’introiezione, come se al corpo sia stata sottratta qualsiasi occasione di simbolizzazione – almeno per quanto riguarda il dominio dell’arte – e ogni tipo di corrispondenza tra sensibilità e conoscenza, per quanto invece concerne l’orizzonte della psicologia.”
A parere di Rabottini, questa scissione è responsabile del paradossale effetto umoristico del lavoro di Dana Schutz: “[…]come accade nei film comici, quando un’azione rovinosa e, si suppone, estremamente dolorosa, non produce affatto la morte ma solleva, al contrario, il riso in virtù della sua ciclica reversibilità”. I dipinti della Shutz, che sceglie l’arte della pittura, un’arte che è tutt’altro che in declino, non sopravanzata come si vorrebbe da performance o istallazioni che tengano, è assimilabile ad artisti come Guston e per questo, nei suoi modi grotteschi, violenti ma che sfiorano la comicità, legata anche alla migliore tradizione pittorica europea. Al Mart sono esposti, tra gli altri, i "Self-Eaters" (Autofagi) che hanno segnato la produzione attuale di Dana Schutz, figure appartate dedite ad azioni crudeli, compulsive e multitasking - come in "Swimming, Smoking, Crying" (2009) o "Shaking, Cooking, Peeing" (2009) – o scompaginate da mutamenti corporei provocati dall’esterno tramite organi sensibili come bocca, dita e occhi, come in "Bird in Throat" (2010), "Finger in Fan" (2010), e "Poke" (2010). La retrospettiva dedicata a Dana Shutz cerca di ripercorre la genesi della sua arte pittorica, secondo quanto sostiene la stessa Shutz, ovvero di cercare un’arte che “galleggi dentro e fuori dai generi pittorici” e in cui “ Le nature morte diventano personificate, i ritratti diventano eventi, e i paesaggi diventano architetture”.