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Mostre ed eventi // Pagina 6 di 231
02.01.2018 # 4996
MAUA

Daria La Ragione //

MAUA

a Milano

Un museo diffuso, a cielo aperto, fuori dai soliti percorsi.

MAUA – Museo di Arte Urbana Aumentata – è una galleria a cielo aperto, fuori dal centro di Milano, che consta di oltre 50 opere di street art animate con altrettanti contenuti virtuali fruibili attraverso la realtà aumentata.


MAUA nasce grazie al al Bando alle Periferie finanziato dal Comune di Milano, con il quale sono stati selezionati e finanziati, tra oltre 150 proposte pervenute, 14 progetti culturali per le aree di Giambellino-Lorenteggio, Adriano-Padova-Rizzoli, Corvetto-Chiaravalle-Porto di Mare, Niguarda-Bovisa e Qt8-Gallaratese.


Le opere del MAUA sono state selezionate dagli abitanti dei quartieri, in un esperimento avanzato di curatela diffusa che ha previsto l’individuazione collettiva e partecipata delle opere e una discussione comune sul loro significato percepito e sul loro valore per le strade della città. Le opere sono state documentate da studenti e associazioni di quartiere, insieme ai professori della scuola CFP Bauer e da ognuno dei 5 quartieri, al termine dei workshop di fotografia sono state selezionate 10 opere maggiormente rappresentative.

50 giovani animation designer hanno poi elaborato le immagini durante un workshop di realtà aumentata e prodotto 50 contenuti digitali inediti che oggi animano le opere selezionate.



15.05.2018 # 5041
MAUA

Daria La Ragione //

FULVIO ROITER. Fotografie 1948-2007

a Venezia fino al 26 agosto

La Casa dei Tre Oci presenta la prima retrospettiva dedicata al grande Fulvio Roiter dopo la sua scomparsa, il 18 aprile 2016. 200 fotografie, per la maggior parte vintage, raccontano l’intera vicenda artistica del fotografo veneziano.

 

Promossa dalla Fondazione di Venezia in partenariato con la Città di Venezia, la mostra ripercorre l’intera carriera fotografica di Fulvio Roiter, presentandosi come la più completa monografica mai realizzata sull’autore e la prima dopo la sua recente scomparsa. Un omaggio e un ricordo che la Casa dei Tre Oci ha voluto dedicare al fotografo che più di ogni altro ha legato l’immagine di Venezia al proprio nome.

 

L’esposizione, curata da Denis Curti, resa possibile grazie al prezioso contributo della moglie Lou Embo, farà emergere attraverso 200 fotografie, la maggior parte vintage, tutta l’ampiezza e l’internazionalità del lavoro di Fulvio Roiter, collocandolo tra i fotografi più significativi dei nostri giorni. Partendo dalle origini e dal caso che hanno determinato i primi approcci di Roiter alla fotografia, nel pieno della stagione neorealista, di cui il fotografo veneziano ha ereditato la finezza compositiva, il percorso racconta gli immaginari inediti e stupefacenti che rappresentano Venezia e la laguna, ma anche i viaggi a New Orleans, Belgio, Portogallo, Andalusia e Brasile. Ne derivano 9 sezioni, ciascuna espressione di uno specifico periodo della vita e dello stile di Roiter: L’armonia del racconto; Tra stupore e meraviglia: l’Italia a colori; Venezia in bianco e nero: un autoritratto; L’altra Venezia; L’infinita bellezza; Oltre la realtà; Oltre i confini; Omaggio alla natura; L’uomo senza desideri. In tal modo, il percorso espositivo, fluido e coerente, scandisce le tappe di una vita interamente dedicata alla fotografia e alla ricerca di quei luoghi dell’anima che ne hanno ispirato la poetica, assumendo come unico punto di riferimento la pura e sincera passione, vissuta dall’autore tra scenari di viaggi, scoperte e amori incondizionati.

 

L’allestimento si arricchisce di videoproiezioni, ingrandimenti spettacolari e una ventina di libri originali, che, oltre a visualizzare in pagina l’opera di Roiter, restituiscono anche la vastità di contributi critici dei tanti autori che hanno scritto sul suo lavoro, tra cui Andrea Zanzotto, Italo Zannier, Alberto Moravia, Ignazio Roiter, Fulvio Merlak, Gian Antonio Stella, Roberto Mutti, Giorgio Tani, Enzo Biagi. Non manca il breve ma intenso ricordo della moglie Lou, riferito a quel primo incontro in Belgio, che fu la nascita di un rapporto umano e professionale lungo quarant’anni.

 

Contenitore e veicolo ideale dell’opera artistica di Fulvio Roiter è stato infatti, sin dal principio, il libro fotografico. E la completa dedizione verso di esso ha portato l’autore a ricevere numerosissimi e importanti riconoscimenti come il prestigioso Premio Nadar, ottenuto nel 1956, con il libro Umbria. Terra di San Francesco, e il Grand Prix a Les Rencontres de la Photographie d’Arles, nel 1978, con Essere Venezia.

 

Con lo stesso approccio, meticoloso e attento, con cui lavorava ai progetti editoriali, Roiter non tralasciava alcun passaggio della produzione fotografica. Per queste ragioni, le stampe (come anche i libri) doveva realizzarle lui personalmente, nella camera oscura allestita in casa sua, per poi timbrarle e firmarle, al fine di esaltarne e tramandarne il valore. Un valore che per l’autore poteva essere misurato solo attraverso amore e passione, e la cui grandezza risuona nelle parole della nipote Jasmine come una promessa e una speranza: “Può una parola così piccola, foto, diventare così grande? Possono due sillabe riuscire a portarti in mondi lontani, in posti segreti, possono raccontarti una favola intima e silenziosa? Sì, possono. Le fotografie del Nonno, però, sembrano voler graffiare le pagine dei libri per poter uscire e diventare, se possibile, ancora più reali” (Jasmine Moro Roiter, Essere Roiter, 22.04.2016).

 

Durante l’apertura della mostra un ricco programma di attività collaterali e iniziative contribuirà a evidenziare il nesso tra la vita e l’arte di Roiter e la città di Venezia attraverso incontri e approfondimenti.


11.05.2018 # 5038
MAUA

Daria La Ragione //

STEVE McCURRY. ICONS

a Pavia fino al 3 giugno

Le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia ospiteranno un’ampia retrospettiva dedicata al lavoro di Steve McCurry (Darby, PA, 1950), uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea.

La mostra Steve McCurry. Icons, curata da Biba Giacchetti, organizzata e prodotta da ViDi, con Civita Mostre e SudEst57 in collaborazione con la Fondazione Teatro Fraschini e il Comune di Pavia – Settore Cultura, raccoglierà oltre 100 scatti che documenteranno quanto di meglio l’artista americano ha realizzato in quarant’anni di attività.

Sarà un’esposizione che condurrà i visitatori in un viaggio simbolico nel complesso universo di esperienze e di emozioni che caratterizza le sue immagini e che toccherà paesi come l’India, l’Afghanistan, la Birmania, il Giappone, il Brasile.

Non mancherà il ritratto di Sharbat Gula, la ragazza afghana che McCurry ha fotografato nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e che, con i suoi grandi occhi verdi e col suo sguardo triste, è diventata un’icona assoluta della fotografia mondiale.

“Con le sue foto Steve McCurry ci pone a contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate – afferma la curatrice Biba Giacchetti - mettendo in evidenza una condizione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi la cui fierezza afferma la medesima dignità. Con le sue foto ci consente di attraversare le frontiere e di conoscere da vicino un mondo che è destinato a grandi cambiamenti. La mostra inizia, infatti, con una straordinaria serie di ritratti e si sviluppa tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e d’ironia”.

All’interno del percorso espositivo sarà proiettato un video, dal titolo “Le massime di Steve McCurry”, in cui l’artista americano racconta il suo modo di intendere la fotografia e un altro filmato, prodotto dal National Geographic, dedicato alla lunga ricerca che ha consentito di ritrovare, 17 anni dopo, “la ragazza afghana” ormai adulta.

Incluse nel prezzo del biglietto saranno a disposizione del visitatore audioguide in cui lo stesso Steve McCurry descrive la nascita di 50 tra le foto esposte in mostra.

Per tutta la durata della rassegna è in programma una serie di attività didattiche, incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti.

Una mostra “family friendly”, con un angolo per l’allattamento per le mamme, una sala didattica con accesso libero per le famiglie, un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno delle Scuderie, un’opera ad “altezza bambino” attenderà i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata.


09.05.2018 # 5034
MAUA

Daria La Ragione //

Picasso, De Chirico, Morandi

a Brescia, fino al 10 giugno 2018

La mostra trasforma Palazzo Martinengo nel “tempio del collezionismo privato bresciano”, presentando opere provenienti dalle più prestigiose raccolte della città e della provincia, dal futurismo alla metafisica, dal “Ritorno all'ordine” fino all'Arte informale.

Esposto per la prima volta al pubblico un capolavoro inedito di Pablo Picasso. Si tratta diNatura morta con testa di toro, un olio su tela, dipinto dal genio spagnolo nel 1942.

 

Palazzo Martinengo, storica residenza nel cuore di Brescia, accoglie dal 20 gennaio al 10 giugno 2018 l’esposizione “PICASSO, DE CHIRICO, MORANDI. 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane”.

La rassegna, curata da Davide Dotti, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Provincia di Brescia e del Comune di Brescia, prosegue l’indagine sul collezionismo privato bresciano avviata nel 2014 con la mostra che proponeva una selezione di dipinti antichi rinascimentali e barocchi, tra cui spiccavano i lavori di Moretto, Savoldo, Romanino e Ceruti.

Per questo nuovo appuntamento, il focus è invece l’arte fiorita tra il XIX e il XX secolo, prendendo avvio dai lavori dei maestri del neoclassicismo (Appiani, Basiletti, Gigola e Vantini) fino ad arrivare a quelli informali di Burri, Manzoni, Vedova e Fontana degli anni cinquanta e sessanta del ‘900, passando attraverso correnti e movimenti artistici come il romanticismo, il futurismo, la metafisica e il “Ritorno all'ordine”.

All’interno del percorso espositivo, viene presentato per la prima volta al pubblico, un capolavoro inedito di Pablo Picasso ritrovato dal curatore Davide Dotti, e recentemente autenticato dalla Fondazione Picasso di Parigi.

Si tratta di Natura morta con testa di toro, un olio su tela, dipinto dal genio spagnolo nel 1942. L'opera è stata eseguita in un momento tragico dell'esistenza di Picasso - per via della guerra e di lutti personali - e va intesa come l'introduzione di un preciso motivo iconografico, da leggersi come un memento mori. Nell'insieme la potenza espressiva e la qualità del dipinto sono altissime: si tratta di un'opera fondamentale per rileggere la serie delle teste di toro e la produzione di Picasso negli anni della guerra.

Per quasi cinque mesi, Palazzo Martinengo diventa un “museo ideale” dove confluisce una preziosa selezione di capolavori ricercati, acquistati e amati dalle più illustri famiglie bresciane che, quadro dopo quadro, hanno dato vita a raccolte uniche per qualità, varietà e vastità.

Il collezionismo bresciano si può suddividere in due distinte categorie: quello di estrazione aristocratico-nobiliare - che riguarda soprattutto la pittura dell'800 - e quello frutto dell’intuito e della passione per l’arte di industriali, professionisti ma anche di semplici appassionati.

Il percorso espositivo si apre con opere di autori - da Luigi Basiletti ad Angelo Inganni, da Faustino Joli a Francesco Filippini, da Giovanni Renica ad Achille Glisenti, da Arnaldo Soldini a Cesare Bertolotti fino a Emilio Rizzi - che hanno rappresentato la gloria della scuola pittorica bresciana dell'800, per poi lasciare spazio ai capolavori dei grandi maestri del '900 di caratura internazionale che hanno rappresentato le colonne portanti dei vari movimenti e delle correnti succedutesi nel corso dei decenni: Balla, Boccioni, Depero, De Chirico, Savinio, Severini, Morandi, Carrà, De Pisis, Sironi, Burri, Manzoni, Vedova e Fontana.


02.01.2018 # 4995
MAUA

Daria La Ragione //

PICASSO. Tra Cubismo e Classicismo: 1915-1925

a Roma fino al 21 gennaio 2018

È il febbraio del 1917 e in Europa infuria la Grande Guerra. Pablo Picasso, che ha solo 36 anni ma è già il grande pittore che ha guidato la rivoluzione cubista, arriva per la prima volta in Italia.  A cento anni da quel viaggio che segnò tanto la sua arte quanto la sua vita privata (proprio a Roma, mentre preparava i costumi e le scene per i Ballets Russes di Diaghilev, conobbe Olga), le Scuderie del Quirinalecelebrano Pablo Picasso con una grande mostra che conclude le manifestazioni, aperte a primavera, dedicate al gran tour dell’artista spagnolo nel nostro paese.


La mostra dal titolo “Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915-1925” raccoglie un centinaio di capolavori esposti e scelti dal curatore Olivier Berggruen, in collaborazione con Anunciata von Liechtenstein, con prestiti di musei e collezioni eccellenti, dal Musée Picasso e dal Centre Pompidou di Parigi alla Tate di Londra, dal MoMa e dal Metropolitan Museum di New York al Museum Berggruen di Berlino, dalla Fundació Museu Picasso di Barcellona al Guggenheim di New York.   


La mostra si soffermerà in particolare sul metodo del pastiche, analizzando le modalità e le procedure tramite le quali Picasso lo utilizzò come strumento al servizio del modernismo, in un percorso dal realismo all’astrazione tra i più originali e straordinari della storia dell’arte moderna. L’esposizione illustrerà gli esperimenti condotti da Picasso con diversi stili e generi: dal gioco delle superfici decorative nei collage, eseguiti durante la prima guerra mondiale, al realismo stilizzato degli “anni Diaghilev”, dalla natura morta al ritratto.


A Palazzo Barberini poi, nel grandioso salone affrescato da Pietro da Cortona, verrà esposto, per la prima volta a Roma, il sipario dipinto per Parade, una immensa tela lunga 17 metri e alta 11. L’architettura di Bernini sarà la cornice per un emozionante dialogo tra l’opera di Picasso e il grande affresco barocco.


30.10.2017 # 4969
MAUA

//

L’esercito di terracotta e il primo imperatore

a Napoli fino al 28 gennaio 2017

La mostra, allestita all’interno della suggestiva cornice della Basilica dello Spirito Santo nel centro storico di Napoli, costituisce uno straordinario viaggio nell’antica Cina di 2.200 anni fa. E’ la mostra più completa mai creata sull’Esercito di Terracotta, la Necropoli e la vita del Primo Imperatore.


In un incredibile scenario la mostra presenta più di 300 riproduzioni tra statue, carri, armi, oggetti scoperti nella necropoli.

I pezzi sono stati elaborati fin nel più minuzioso dettaglio da artigiani cinesi appartenenti alla regione degli scavi e realizzati con particolare attenzione ai dettagli al fine di mantenere la stessa bellezza e originalità degli originali.


Le statue, le armi, le armature, i carri da guerra, il vasellame e gli oggetti che richiamano alla vita quotidiana dell’antica Cina presenti in mostra, sono stati riprodotti direttamente dagli originali grazie a calchi, ora preziosissimi, che è stato possibile applicare solo una volta. Le sculture sono state rifinite secondo il metodo antico, da artigiani cinesi della regione di Xi’An. La spettacolarità di queste riproduzioni è dovuta al realismo dei magnifici decori ed è rafforzata da affascinanti suggestioni luminose e audiovisive.


Al fine di poter apprezzare lo splendore di questi tesori, sono state predisposte videoproiezioni di grandi dimensioni, audioguide e zone interattive. Il risultato è l'emozione di un viaggio magnifico in quello che viene considerato, assieme alle sue meraviglie, uno dei fatti storici più rilevanti del mondo.

  

Questa esperienza che conduce nel cuore della necropoli della Cina del Primo Imperatore, si rivolge ad un pubblico di qualsiasi età. L'esposizione si snoda in 1.800 metri quadri attraversando quella che fu la storia del Primo Imperatore, il suo esercito, le conquiste militari, la creazione e il mantenimento dell’Impero, lo straordinario processo di costruzione dell’Esercito di Terracotta, la tomba dell’Imperatore e gli scavi archeologici.

 


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