Tonino Risuleo //
Il muflone della porta accanto
Il vento di maestrale e gli effluvi di mirto. E quella indistinta sensazione di piacevole spossatezza che spesso ci vuole.
Sono tre giorni che mi tengo il cappello con la mano, le raffiche da nordovest concedono rare tregue e c’è il rischio di vederlo rotolare lontano. In compenso il sole è già caldo, e allora diventa piacevole concedersi ai fischi scostumati di invisibili sirene.
Che strana natura! Magica, si direbbe, fatta di sabbia e boschetti fitti con gli alberi che si piegano verso il cuore dell’isola, attirati dall’aspro e dal selvaggio. È una terra di miti e misteri e le creature che la custodiscono esistono solo qui. Per arrivare alla parte alta della collina si scende e si sale attraversando una macchia di lentisco e ginepro. Solo in cima si riesce a vedere l’orizzonte aperto sul blu del Canale di Corsica con le mille crestine del suo disordinato gregge di onde. A ponente il golfo segue il profilo allungato dell’Asinara e a levante si perde, oltre l’infinita spiaggia di Platamona, fino a Castelsardo. Mi sono fatto montare un piccolo capanno di stuoie da dove posso ammirare, si fa per dire, il ciclico impegno dei pescatori che lanciano al branzino; una volta si chiamava surf casting e adesso chissà come. Di tanto in tanto mi raggiunge una giovanetta con gli occhi da daino sardo che mi serve microscopici bicchieri di odoroso mirto; vuole a tutti i costi farmi assaggiare il suo fantastico spritz e ogni volta mi tocca ribadire che non apprezzo le grosse quantità in un solo bicchiere a meno che non si tratti di birra. Si allontana lasciando a galleggiare nell’aria il suono particolare della sua risata. Il tipo sulla riva con la tuta camuffage e i gambali di gomma gialli deve averne preso uno grosso; la sua canna in si piega ad arco e il campanellino in cima al cimino trilla a ogni recupero.
Me ne vado! I pescatori tendono a condividere l’orgoglio della cattura facendosi immortalare con la loro preda. E lo spettacolo del pesce con l’occhio lesso preso all’amo per fame o per stoltaggine, per me ė troppo. Seguo le pietre piatte del sentiero e mi ritrovo presto in una situazione spinosa: sono circondato da una fitta vegetazione verde scuro punteggiata da piccole ghiande e altre palline nere non meglio identificate, sembrano i festoni di un natale precoce o tardivo. Affioro con tutte le spalle al di sopra dell’intrico di rami e radici e sulla testa mi pesa un cielo blu più profondo del mare.
Mi sono perso? E intorno non vedo nessuno. Ma una voce che arriva da sotto la coltre fogliosa mi restituisce la speranza. M’immergo e nell’ombrosa umidità e scorgo un uomo di piccola taglia con torso e braccia particolarmente sviluppati… Mi fissa con i suoi occhi grigi e tondi mentre con la sua voce scoppiettante, le cui parole non riesco precisamente a decifrare, m’invita o così credo, a seguirlo. Non mi rimane che assecondarlo, mi metto carponi senza porre ostacoli. Incredibilmente in un attimo siamo fuori. Magia! Su una duna nei pressi della stessa spiaggia di prima c’è parcheggiata una specie di dune-buggie bruciacchiata dal sole, sul cofano spicca un cranio cornuto: un teschio di muflone suppongo. Il motore che tossicchia fa da controcanto alla voce del mio salvatore che borbotta qualcosa a proposito di un posto dove si mangia così bene che lui ci torna ogni giorno. Mi scarica davanti a un gruppo di capanni con il tetto a pagoda. Un altro omino, al contrario dell’altro, magrissimo, mi corre incontro come se mi aspettasse da sempre. Mi fa accomodare ad un tavolo immerso in un tramonto esagerato dipinto a due mani da Turner e Canaletto.
Ma in cucina ci dev’essere Michelangelo! Solo un architetto, pittore e scultore può riuscire in tali opere di equilibrio e forza: parto con una insalatina di bottarga su mousse di ricotta ma non rinuncio alla zuppetta di conchigliacci. Sarei a posto ma l’ammiccante furetto m’indica il baccalà in agrodolce e non me le sento di deluderlo. Slurp, ho fatto bene! A un piatto di maloreddus non dico di no e neanche agli spaghetti con le arselle. Nella gastropinacoteca del Maestro c’è un trionfo di forme e colori: ammiro con le papille dilatate un magnifico polpo abbarbicato a sontuosi scogli di patate e una fetta di spada incrostata di pistacchi. Concentro lo sguardo su un una testa di porco miniaturizzata con le guance appetitose rosolate dal sole. Devo ammettere di essere un maniaco del formaggio arrosto, e allora? Stremato chiedo un digestivo filoferu… Niente, rieccola, e stavolta capitolo. Lo spritz è una gigantesca piscina dai toni agrumati dove naviga una fetta d’arancia trafitta da due cannucce nere.
Mentre mi allontano con la pancia gorgogliante sento ancora echeggiare quella buffa risata… Sarà per via del mio cappello che all’ennesima folata sta rotolando lontano?
Sunset Ristorante del Camping Village Golfo dell’Asinara Loc. Platamona, 35 – Sorso (SS)