Le domande pseudo-provocatorie di Oliviero Toscani
"Quanto tempo su 24 ore dedicate all’immaginazione?" è una delle domande fatte da Oliviero Toscani al pubblico in sala.
A 77 anni Oliviero Toscani di immaginazione e grinta ne ha ancora tanta, tantissima.
Teoremi, enunciati, massime… c’è tanta roba nella mente di chi ha spaziato in vari ambiti della fotografia lasciando ogni volta un’impronta indelebile, a cavallo tra fotografia e arte.
Creatività, genio, immaginazione… i primi 50 anni di carriera di Oliviero Toscani
Le sue sono tracce che sono ormai iconografie della memoria collettiva. Chi è nato all’ombra dell’ombelico di Raffaella Carrà ricorda probabilmente in maniera più incisiva quel paio di shorts di jeans che invitavano ad essere seguiti (campagna Jesus/chi mi ama mi segua – 1973).
E non è stato lui uno dei primi, se non il primo, a usare argomenti sociali nella pubblicità sensibilizzando sull’eguaglianza delle persone a prescindere dal colore, religione, sesso…?
Sarà stata l’amichevole conoscenza di Andy Warhol lo stimolo per inventare la pubblicità POP ribaltando il senso di ogni dialettica del marketing?
In barba a certe distorsioni mediatiche dei tempi televisivi che lo fanno percepire come personaggio non troppo facile, dal vivo ti rendi conto che Oliviero Toscani è uno di quei fotografi in grado di trasferire le proprie conoscenze e senza risparmiare una certa generosità.
Dedicare oltre due ore del proprio tempo per elargire considerazioni, raccontare esperienze personali e professionali, emettere sentenze e pillole di saggezza, di più di 50 anni di magnifici fallimenti, e tra l’altro espresse in maniera chiara, diretta, senza inutili pseudo-filosofie, è un’esperienza che fa bene alla salute professionale di un fotografo o a chiunque operi nel campo della comunicazione.
Oliviero Toscani guru o coach?
Essere liberi è la condizione essenziale per poter lavorare bene.
Per essere liberi non si deve correre dietro il consenso, ma dietro al senso.
Bisogna essere eccellenti in ciò che si fa. Paradossalmente, per essere liberi bisogna incatenarsi a una propria idea per riuscire a capire quali possano essere i propri limiti.
Perché solo capendo quali sono i propri limiti ci si può liberare dal complesso di non essere bravi.
Queste non sono che alcune delle considerazioni di Oliviero Toscani che, durante l’incontro, assumeva nell’immaginario della platea sembianze di un guru, di un coach di una squadra di rugby o, forse per qualcuno, sembrava il sergente Hartman di Full Metal Jacket. Il Drill Instructor che appellò “palla di lardo” uno dei marine del film, per intenderci.
Dagli appunti presi durante l’incontro…
Il fotografare raggruppa un insieme di competenze indispensabili quando si deve comunicare qualcosa. Oliviero Toscani ricorda al pubblico che tutti possono guidare ma pochi entrano nell’Olimpo della Formula 1. Ci ricorda che tutti sanno leggere e scrivere ma pochi possono essere scrittori o poeti. L’accessibilità al mezzo non corrisponde sempre a una buona “alfabetizzazione” dello stesso.
Sembrano banali metafore, quelle di cui sopra, ma non tanto per un pubblico composto in gran parte da millennials.
La fotografia è un film in uno scatto
La fotografia può avere un certo parallelismo con un film. Per fare una buona fotografia per una campagna pubblicitaria occorrerebbe essere allo stesso tempo, sceneggiatore, scenografo, regista, direttore della fotografia, cameraman.
La fotografia è un film in un fotogramma
Immaginare. Solo nel momento in cui spegniamo il computer abbandonando quei “campi di concentramento” del XXI secolo che sono i social, possiamo iniziare a immaginare. Immaginare ci porta oltre le normali dimensioni umane configurandoci situazioni incredibili.
La creatività al servizio del marketing?
Oliviero Toscani è sempre stato Art Director di se stesso. Non ha mai accettato di lavorare con le agenzie pubblicitarie.
…Non si può dirigere la creatività. Il Padreterno non aveva l’Art Director…
Lui è il One man show, lui decide come impostare una campagna pubblicitaria, o come realizzare un’installazione con le sue immagini. Se non si ha carta bianca, si pone limite all’immaginazione perché non si è liberi.
Sembra che le sue campagne siano di successo proprio perché sempre in controtendenza con quelli che potrebbero essere i briefing e le strategie di marketing.
Si può fare una foto fantastica a un pezzo di merda e si può fare una foto di merda fotografando la donna più bella del mondo
Più di 50 anni di magnifici fallimenti
Oliviero Toscani il guru, il coach, il drill instructor. Personalità carismatica. Un’aura che sembra averlo congelato in una non-età. È un evergreen che continua a stupire a 77 anni.
Sì, sì, non sta simpatico a qualcuno ma non è un problema suo.
Ci proietta le pagine del suo libro (Più di 50 anni di magnifici fallimenti) e ti rendi conto che professionalmente può anche permettersi di essere un po’ scorbutico con chi gli fa girare i marroni con considerazioni inadeguate.
Non ha conservato molti degli originali dei suoi scatti e forse per quel suo voler sentirsi libero, distaccandosi anche dagli oggetti come diacolor scattate in tanti anni. Non ha uno studio. Il suo studio è sempre on the road. Anche nel senso più stretto del termine. Come per i ritratti di Razza Umana eseguiti per strada nelle varie città d’Italia.
Quel libro proiettato nella sala del Modernissimo, consiste per lo più in scansioni delle pagine di giornali dove sono stati pubblicati i suoi lavori in 50 anni.
Una foto esiste solo se è pubblicata
E ti accorgi che in quelle immagini vi sono citazioni ante litteram di Helmut Newton e che fare fotografie alla H. C. Bresson lo diverte perché è rilassante scattarle durante una passeggiata la domenica pomeriggio.
Che la sua fotografia di moda degli anni ’60 piaceva tanto, che a distanza di anni un’altra azienda gli chiede di replicarle. Che ha sempre avuto a fuoco le trasformazioni sociali stando sempre sul pezzo, sparandoci sui 6×3 l’iconografia dei nuovi fenomeni sociali che non avevamo ancora fatto in tempo a metabolizzare. E che, anche se impercettibilmente, trapelano i suoi studi di storia dell’arte che suggerisce a ogni giovane fotografo per la propria formazione.
È tutta questione di immaginazione. <>.
“L’immaginazione al potere” come direbbe Herbert Marcuse.