Tonino Risuleo //
Pedro, l’amico, forse falso, che fece di tutto per essere carino
Errante per la dirupata costa galiziana in cerca dei percebes da aprire per strappare l´artiglio con le mani e mangiarne la polpa
Noto che descrivendomi il questo e il quello una spesso la parola cariño… la appiccica ovunque in una maniera che alla fine risulta leziosa. E nei suoi occhietti mi pare di cogliere la fuggevolezza tipica del falso amico.
A un certo punto, in vista dell’amena cappella di San Xiao de Trebo, forse in preda a un’improvvisa crisi mistica ecco che l’omino inizia a erudirmi sul Santo che in galiziano fa Xiao oppure Xulián, e Julián in spagnolo, Giuliano insomma; un santo tanto stimato in Galizia da poter contare sulla bellezza di 122 parrocchie. Che sia ritratto in abito talare con croce e palma del martirio, con la corazza da soldato romano, con il saio e il cappuccio o in costume egizio il suo carisma presso i fedeli galiziani è indiscusso.
Un solerte anfitrión ci porta immediatamente due cañas di Albariño blanco e Pedro insiste perché mi avventuri nell’approccio con gli orribili e coriacei Percebes (Pollicipes pollicipes o piedi di cornucopia).
Una gentile cocinera ci colma di attenzioni dedicandoci la sua deliziosa coda di rospo in umido e inebrianti uova strapazzate con ricci e alghe, il festivo Pulpo á Feira e le cozze al vapore, un piatto generoso di Churrasco di ternera con patate e il Pimiento del padrón come contorno.
Con l’orizzonte che si scioglie nel rosa arriva il momento dell’Arroz con leche e della Tarta de queso che ci proietta nel rito conclusivo del conxurro, l’incantesimo protettivo e alcolico a base di Orujo.