Luigi Colombo //
Vaccinarci contro le fake news
Smascherare le bufale non è l’unico modo per combatterle. Possiamo agire preventivamente grazie a dei “vaccini” in grado di proteggerci da tentativi di persuasione indesiderati. La bella notizia è che possiamo farlo divertendoci,
Come abbiamo visto è facile cascare nel perverso circuito delle fake news. Ma noi non vogliamo condividere con i nostri amici le famose catene di sant’Antonio, vero? Per proteggerci contro tentativi di persuasione indesiderata esistono diversi metodi che combinano informatica, psicologia, comunicazione, fino all’economia comportamentale. Parliamo qui della teoria dell’inoculazione e di come possiamo vaccinarci contro le bufale online. Per di più, in maniera divertente tramite il gaming.
Ma facciamo un passo indietro.
Cosa si sta facendo per combattere la disinformazione online? In estrema sintesi sono quattro i macro-settori sui quali si sta intervenendo: in ambito legislativo, per approvare nuove leggi e migliorare i meccanismi già esistenti per la verifica dei fatti; investendo nell’educazione, nell’alfabetizzazione mediatica e nell’uso sicuro dei nuovi media; nel miglioramento dei meccanismi di fact-checking (smascherare le bufale) e soprattutto agendo sul meccanismo degli algoritmi, per perfezionare quelli esistenti e crearne di nuovi capaci di individuare le notizie false (Google e Facebook, proprietaria anche di WhatsApp, ci stanno lavorando da tempo).
Questi interventi presentano però dei limiti evidenti. Diversi studi hanno dimostrato che il debunking e il fact-checking possono non essere armi efficaci (almeno non da sole) per combattere la disinformazione. Confutare immediatamente le fake news sui social media si è sicuramente rivelata una pratica efficace, ma pensate alla mole di bufale che circolano in rete e la velocità con la quale si propagano: smascherarle tutte diventa impossibile! Inoltre, una volta messo radici, la disinformazione può continuare a influenzare i nostri atteggiamenti: se siamo stati esposti a una falsità c’è il rischio di continuare a crederci, anche se la notizia è stata corretta: in psicologia questo fenomeno è noto come effetto di influenza continua.
Vaccinarci contro le fake news
Da qualche anno gli scienziati si stanno concentrando molto sulla technocognition, un approccio che appare oggi più corretto per affrontare la disinformazione e che tiene insieme diverse discipline, dalla psicologia, alla comunicazione, fino all’informatica e all’economia comportamentale. In questo contesto, due studiosi, Van der Linden e Roozenbeek, hanno studiato il ruolo del prebunking, intervenire cioè preventivamente per evitare che le bufale possano mettere radici.
Per attuare il prebunking, gli scienziati comportamentali hanno attinto dalla teoria dell’inoculazione, un quadro psicologico proposto negli anni ’60 dal sociopsicologo William James McGuire alla cui base c’era l’idea di indurre una resistenza preventiva contro tentativi di persuasione indesiderati.
McGuire ha dimostrato come sia possibile proteggere un atteggiamento partendo proprio dall’analogia medica: così come un vaccino inietta nel corpo umano dosi indebolite di un virus capaci di attivare le risposte immunitarie dell’organismo, così con un trattamento preventivo contro la persuasione è possibile ottenere lo stesso effetto anche con le informazioni. I risultati hanno dimostrato che chi è stato sottoposto a “vaccinazione” sviluppa una maggiore resistenza a messaggi persuasivi più forti ed è capace di attivare le proprie difese contro quella “minaccia”. Una vera e propria protezione contro un’intera gamma di notizie false.
Inoculazione tramite gaming: il caso Bad News
Una delle prime simulazioni nel mondo reale di inoculazioni nel campo dell’informazione è stata sviluppata dagli stessi studiosi all’Università di Cambridge. I due hanno progettato un gioco di “cattive notizie” chiamato Bad News (https://www.getbadnews.com/), in cui viene simulato un vero feed di social media e i giocatori devono immedesimarsi nel ruolo di produttori di fake news.
Questa la presentazione del gioco:
«In Bad News, assumi il ruolo di un venditore di notizie false. Abbandona ogni pretesa di etica e scegli un percorso che costruisce il tuo personaggio come un magnate dei media senza scrupoli. Ma tieni d’occhio i tuoi misuratori di “follower” e “credibilità”. Il tuo compito è quello di ottenere più follower possibile mentre costruisci lentamente una falsa credibilità come sito di notizie. Ma attenzione: perdi se dici bugie evidenti o deludi i tuoi sostenitori!»
Lo scopo è aiutare le persone a capire come si diffondono online le varie fake news o le teorie del complotto. Come ha spiegato lo stesso van der Linden, è come quando «vai a vedere uno spettacolo di magia; la prima volta resti ingannato se non sai come funziona, ma quando il mago ti spiega il trucco, non sarà così la prossima volta». Quindi, grazie al gioco, le persone apprendono quali sono «queste tecniche, come individuarle, come riconoscerle e non esserne influenzati».
Il primo test di Bad News ha riguardato circa 15mila partecipanti e i risultati hanno rivelato che i giocatori hanno aumentato significativamente la capacità di comprendere l’affidabilità delle notizie dopo aver giocato.
Cosa aspetti allora? Corri a giocare!