Marco Maraviglia //
Pasquale Palmieri fotografo di scena del cinema di Mimmo Paladino
Una mostra fotografica di Pasquale Palmieri a Villa Campolieto svela alcuni retroscena dell‘arte di Mimmo Paladino
C‘è qualcosa di cui molti non sanno.
L‘artista Mimmo Paladino, uno dei massimi esponenti della Transavanguardia italiana, quello della Montagna di sale in piazza Plebiscito nel ‘95, dei grandi cavalli stilizzati, dei “dormienti” che ricordano i resti dei pompeiani sepolti dalla lava, delle illustrazioni d‘arte dell‘Iliade e dell‘Odissea. L‘artista le cui opere sono tempestate di simbolismi arcani e universali. Quello che ritiene Don Chisciotte non un folle ma colui che riesce a guardare un mondo oltre che l‘uomo non è in grado di vedere e quindi metafora dell‘artista: «costruisce e inventa con la parola, con il segno e con il racconto un mondo che probabilmente esiste e che forse noi abbiamo perso la capacità di guardarlo».
Bene, molti forse non sanno che Mimmo Paladino tra colori, sabbia, pietra, tele, disegni e sculture, è anche autore di film. Ovvio, filmati d‘arte. Perché per lui il grande schermo è come una tela dove poter lavorare ed esprimersi utilizzando altri materiali: la musica e il suono, la coralità, la luce, i movimenti di macchina e quelli degli attori. Raccontando storie oniriche e surreali che toccano le corde dei sentimenti e dei pensieri del mondo terreno.
Artista a 360° quindi e, con i film Quijote (Don Chisciotte) e La Divina Cometa, raggiunge la vetta della sua espressione artistica in maniera totale.
E c‘è questa mostra di 45 grandi fotografie di scena a colori del cinema di Paladino scattate da Pasquale Palmieri, implementate da circa 40 fotografie in bianconero di backstage, che riservano non poche sorprese.
Immagini allestite, al primo piano di Villa Campolieto, non in senso cronologico, ma secondo tematiche, parallelismi tra un film e l‘altro di Paladino.
Quijote (2006), La divina cometa (2022), i corti Labyrintus (2013), Il Sembra l‘Alzolaio (2013) e Ho perso il cunto (2017) sono i filmati che Pasquale Palmieri ha seguito immortalando quelle fasi di lavorazione che normalmente restano segrete e sconosciute al pubblico: ciò che sta intorno la macchina da presa, le pause per decidere l‘inquadratura di una scena, il ripasso del copione, le prove fuori ciak, le chiacchiere tra attori, maestranze e Paladino. Che qui non considererei regista, ma un designer dell‘arte filmica. Perché dalle foto di Palmieri si evincono i dettagli delle scenografie e di oggetti di scena come le ali di un angelo che sono rami d‘orati, blocchi di ghiaccio, i suoi segni simbolici tipici, limbi di paesaggi senza tempo e altre invenzioni visive che rasentano o cavalcano il cinema surrealista e quello più recente di Fellini.
Le fotografie di Pasquale Palmieri non tendono a raccontare soltanto la cronaca di ciò che c‘è e avviene sul set, ma principalmente ciò che vede lui, ciò che lo incuriosisce, per comprendere le sue osservazioni in un dialogo con se stesso. Tende insomma a non ricostruire necessariamente, attraverso le sue fotografie, la storia dei film.
Perché le tipiche inquadrature girate dalla macchina da presa esistono già nel girato stesso. E allora va di controcampi, campi stretti, istanti che non vedremo mai nei film ma che arricchiscono la documentazione del lavoro di Paladino. Smaschera bugie del cinema, compiacendo lo spettatore che è ghiotto del “disvelamento dell‘inganno”.
Non di rado il regista si rammarica di non avere un buon controcampo che invece si ritrova nelle fotografie di scena. Insomma con la fotocamera si possono aggiungere alle bugie del cinema le proprie invenzioni: è un bel gioco, e a dirla tutta è il solo motivo per cui amo questo faticosissimo genere di fotografia!
- Pasquale Palmieri, conversazione con Maria Savarese
È sorprendente vedere in queste foto la presenza di Lucio Dalla e Francesco De Gregori al fianco di attori professionisti come Alessandro Haber o i fratelli Servillo. Contaminazioni artistiche che Palmieri non si fa sfuggire riuscendo a caratterizzarli, (de)contestualizzarli ed estraendone la loro personalità.
Pasquale Palmieri possiede 50.000 negativi e 100.000 fotografie digitali che documentano le ricerche del lavoro di artisti tra cui lo stesso Paladino, Luigi Mainolfi, Perino e Vele.
Un piccolo grande patrimonio archivistico della cultura contemporanea, tessera di quel grande mosaico degli archivi fotografici privati da conoscere, tutelare e valorizzare.
I suoi riferimenti fotografici non includono i maestri della fotografia di scena. La sua formazione si basa sull‘imprinting della letteratura, della pittura, musica e poesia che lo hanno appassionato. E di fotografi come Ugo Mulas, Luigi Ghirri, Chang Chao-Tang, Mark Coehn, Fan HoJosef Kudelka, Man Ray, Daido Moriyama, Robert Frank, Mario Dondero, Mario Giacomelli… tutti per motivazioni ben precise che hanno arricchito la sua formazione.
Incontrai Mimmo Paladino ai tempi dell‘università grazie ad un amico comune, che ci fece conoscere perché lui aveva bisogno di un fotografo per raccontare il suo ambiente, il suo modo di dipingere. Mi muovevo liberamente nel suo studio e ci andavo anche in sua assenza. Per me uno stage con il più grande fotografo del mondo non sarebbe stato più formativo della frequentazione di un grande artista. Il contatto con la creazione della bellezza mi bastava per definire la mia visione del mondo. Ho conosciuto l‘importanza del dubbio, dell‘incertezza, dell‘imperfezione, del vuoto che precede la creazione, del non finito, delle zone d‘ombra dell‘arte nel suo farsi.
- Pasquale Palmieri, conversazione con Maria Savarese
Il cinema di Mimmo Paladino. Fotografie di Pasquale Palmieri
a cura di Maria Savarese
Ercolano – Villa Campolieto
dal 22 giugno al 17 settembre 2023
dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 18
Il biglietto per la mostra è incluso nel biglietto di ingresso a Villa Campolieto acquistabile solo in loco al prezzo di 5 euro
Co-prodotta dalla Fondazione Campania dei Festival, Film Commission Regione Campania e dalla Fondazione Mannajuolo, presentata in occasione dell‘edizione 2023 del Campania Teatro Festival a Villa Campolieto ad Ercolano, grazie alla collaborazione dell‘Ente Ville Vesuviane