Paolo Falasconi //
Un Contest di Grafica e Pubblicità con Fandango
Edizione 2015 - Per tutti gli studenti di Grafica e Pubblicità, l'opportunità di lavorare sul manifesto del film LA FORESTA DI GHIACCIO
Nato a Modena nel 1933, è uno tra i fotografi italiani più conosciuti a livello internazionale.
I suoi esordi come fotografo risalgono agli anni sessanta ma è nel decennio successivo che la sua personale visione del paesaggio, carica di valenze cromatiche nuove, si impone con forza nel mondo della fotografia di ricerca.
Risale al 1976 una sua prima importante mostra presso l’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma, esposizione in cui si delinea chiaramente l’uso prepotente e personale del colore.
Occorre ricordare, a proposito, che fino a quegli anni la fotografia si era sempre espressa nei toni tradizionali del bianco e nero: il colore era ancora una prerogativa limitata per lo più ai reportage turistici e ambientali o ai servizi di moda per riviste patinate.
Fontana fotografa paesaggi urbani e naturali cogliendone certi tratti cromaticamente intensi.
La sua fama, in Italia e all’estero, si intensifica con i suoi lavori in cui il paesaggio – grazie all’uso di focali lunghe e sapienti saturazioni – si trasforma in una sorta di segno grafico quasi astratto, modulato in strisce di colori intensi.
Da quegli anni ai nostri giorni molti saranno i lavori che Fontana porta a termine e presenta nelle gallerie e istituzioni di tutto il mondo: tra gli altri ricordiamo alcuni lavori degli anni ottanta come Paesaggio urbano, realizzato dopo un viaggio negli Stati Uniti; Presenzassenza, con ombre di persone che suggeriscono l’uomo in paesaggi di sapore metafisico; Piscine sul corpo femminile. Risalgono agli ultimi anni ulteriori ricerche sul paesaggio urbano e su certi suoi dettagli come la ricerca Asfalti.
Negli ultimi anni si dedica alla manipolazione fotografica ricorrendo anche alla tecnologia digitale.
I suoi lavori sono esposti nei più importanti musei di tutto il mondo e ha partecipato a centinaia di mostre ricevendo decine di premi internazionali.
Ha collaborato con grandi aziende per campagne pubblicitarie e le sue immagini sono state pubblicate dai più importanti giornali e riviste.
Ha svolto e continua a svolgere una intensa attività didattica, tenendo conferenze. workshops e avendo la direzione artistica di numerosi eventi fotografici.
“Mi considero un reporter, qualunque cosa abbia fatto nella vita, ma sono piuttosto diffidente nei confronti dei generi e delle etichette. Guardo il mondo attraverso il prisma del linguaggio fotografico, tra le componenti del quale è fondamentale il rapporto col tempo e la memoria”….“Ricordare è lo stesso di immaginare; così raccontando un proprio tempo, uno lo trasfigura, lo immagina: letteralmente "lo racconta". E poiché il racconto è fatto di cose che si eliminano inconsciamente e di cose che si valorizzano, è sempre molto arbitrario, come lo è ogni gesto letterario. E ancora sulla fotografia e la "memoria": le fotografie non restituiscono "ciò che è stato", piuttosto ripropongono in una sorta di lancinante presente ciò che non è più”.
Ferdinando Scianna è uno dei più noti fotografi italiani.
Nato a Bagheria, il 4 luglio 1943, ha iniziato negli anni Sessanta raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d'origine.
Il lungo percorso artistico del fotografo siciliano si snoda attraverso tematiche quali la guerra, frammenti di viaggio, esperienze mistiche, religiosità popolare, legati da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita.
Iscrittosi inizialmente alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università di Palermo, non porta a termine gli studi per dedicarsi alla passione fotografica. Nel 1963 Leonardo Sciascia visita quasi per caso la sua prima mostra fotografica, che ha per tema le feste popolari, presso il circolo culturale di Bagheria.
Tra i due nasce una profonda amicizia determinante nel dare una spinta propulsiva alla carriera del giovane fotografo, dandogli la possibilità di accedere al mondo dell’editoria e ottenere la pubblicazione dei lavori fotografici.
Sciascia partecipa, infatti, con prefazione e testi alla stesura del suo primo libro, Feste religiose in Sicilia, che gli fa vincere il premio Nadar nel 1966.
Ferdinando Scianna si trasferisce a Milano nel 1967 ed inizia a collaborare come fotoreporter e inviato speciale con l'Europeo, diventandone in seguito il corrispondente da Parigi. Nel 1977 pubblica in Francia “Les Siciliens” (Denoel), con testi di Domenique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia “La villa dei mostri” (introduzione di Leonardo Sciascia).
A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Littéraire.
Incontra Henri Cartier-Bresson, le cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introduce, come primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum, di cui diventerà socio a tutti gli effetti nel 1989. Nel frattempo stringe amicizia e collabora con vari scrittori di successo, tra i quali Manuel Vázquez Montalbán (che qualche anno più tardi scrive l'introduzione di “Le forme del caos”, 1989)
Negli anni Ottanta lavora anche nell'alta moda e in pubblicità, affermandosi come uno dei fotografi più richiesti. Fornisce un contributo essenziale al successo delle campagne di Dolce e Gabbana della seconda metà degli anni Ottanta.
La fotografia di Scianna è un gioco di luce-ombra. Il fotografo siciliano interpreta con il bianco e nero della sua pellicola la realtà, restituendo immagini di un mondo che vive oltre il dualismo dei contrasti. Lo sguardo di Scianna coglie sfumature e complessità. Il suo stile vive dello straordinario intreccio di tensione drammatica, visceralità, ironia e partecipazione.
Le fotografie di Scianna trovano la loro dimensione nel racconto, nel narrare attraverso le immagini. Sono la testimonianza visiva di un mondo sconosciuto, popolare e parallelo. La sua indagine fotografica compie una ricerca sull’identità, individuale e collettiva, che si risolve nella scoperta del senso di appartenenza ad una tradizione, senza rinunciare ad uno sguardo critico.
Scianna trova un linguaggio in grado di raccontare una Sicilia che sta velocemente cambiando e sparendo. Appropriatosi del sentimento di amore-odio, che il cuore di ogni vero siciliano ha ben presente, ritrae l’amore, il senso di sicurezza, ma anche l’insofferenza nei confronti dell’immutabilità e delle ingiustizie sociali. Le sue immagini non dimostrano, ma mostrano il “teatro dell’esistenza” attraverso il fluire e il fluttuare dei destini e della storia di cui ognuno è partecipe.
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