Nicola Cozzolino //
Quali sono le figure professionali che operano nel mondo della comunicazione visiva? Scopriamolo insieme.
In un mondo che premia sempre la velocità rispetto alla qualità, è importante saper distinguere competenze e incompetenze per evitare sgradevoli errori.
Nel corso della mia carriera professionale ho autonomamente deciso di imparare una serie di discipline un po’ per poter meglio rispondere alle varie esigenze di mercato e un po’ perché amo profondamente quello che faccio. La mia idea di base è che, quando chiedi a qualcuno di produrre qualcosa per te o se un cliente ha un certo tipo di esigenza, la cosa più importante è sapere di cosa si stia parlando.
Ma questa non è per forza una regola. Molti professionisti del settore, infatti, puntano sulla qualità e sulla formazione in una specifica disciplina. In questo modo si riduce la possibilità di commettere errori e si rispettano le diverse competenze senza prevaricazioni di sorta. Questo sistema garantisce sempre di lavorare con alti standard di qualità e consente di creare team multidisciplinari in cui ognuno opera in totale autonomia collaborando con diversi esperti in vari ambiti della comunicazione e della progettazione.
Ci si affida, dunque, alle abilità dei singoli professionisti nei vari settori di appartenenza, in grado di soddisfare i bisogni di una data commessa. Parliamo di graphic designer, web designer, illustratori, copywriter, fotografi, ecc... L’importante è, quindi, che ogni attore conosca approfonditamente e in maniera esaustiva la sua materia, in base agli studi, alla preparazione, all’attitudine e alla propria qualifica professionale, così da offrire il massimo contributo possibile nell’eseguire il proprio compito.
Questo è il modo giusto. Ma ce ne sarebbe anche uno sbagliato, purtroppo.
Spesso infatti, per esigenze di budget, per inefficienza o per mancanza di conoscenza, si affidano mansioni a professionisti che nulla conoscono di una certa materia. Assistiamo, quindi, alla sofferenza di graphic designer che si cimentano con le regole del mondo della comunicazione digitale, web designer che hanno a che fare con tecniche di fotoritocco e video editing e copywriter che provano a misurarsi con il fantastico mondo della progettazione visiva.
In pratica sarebbe come schierare una squadra di calcio in cui ognuno ricopra un ruolo diverso dal proprio. Si, certo, puoi anche vincere qualche partita, ma hai le stesse probabilità che un fulmine ti colpisca in piena estate mentre mangi il tuo bel ghiacciolo in riva al mare.
A quanto pare, perciò, un imbianchino può anche saper cambiare un rubinetto, ma se chiami un idraulico forse è meglio. Ma quali sono le discipline del design? Quante figure professionali esistono nel mondo della progettazione legata alla comunicazione?
Iniziamo dalle basi.
Grafico Pubblicitario
La figura del grafico pubblicitario, ben nota ai più per la conoscenza di alcune parole in inglese che spesso e volentieri esibisce in contesti disparati, nasce come derivazione dei primordiali illustratori nel mondo della pubblicità. Fino agli anni Sessanta del Novecento infatti, questa professione era ricoperta da abili disegnatori in grado di realizzare ritratti e illustrazioni più o meno complesse e di realizzare caratteri tipografici in corsivo per abbellire le composizioni. Con l’avvento della tecnologia, con l’utilizzo sempre più massiccio di caratteri tipografici industriali, creati per specifiche esigenze, questa figura è stata gradualmente sostituita con professionisti in grado di usare computer, di conoscere e lavorare con i font, di manipolare e lavorare con immagini e materiale vario. Ecco che nasce la figura del grafico pubblicitario, ossia quei professionisti in grado di produrre composizioni visive su formati pubblicitari seguendo le specifiche di un direttore creativo, un art director o un copywriter.
Grafico Editoriale
Ve li ricordate quei manufatti di carta patinata simili a libri che contenevano articoli e comunicati di vario genere? Si, esatto, le riviste! Appunto, i grafici editoriali sono specializzati nella progettazione riservata a quella specifica area della comunicazione visiva. La figura del grafico editoriale è spesso tormentata e martoriata, ma le competenze necessarie ad essere un professionista in questa materia sono decisamente tante e complicate. Griglie, guide, margini, colonne, correzioni, bozze, file per la stampa e chi più ne ha più ne metta. A questi progettisti viene affidato l’arduo compito di impaginare materiale da consultare, da leggere e da comprendere (eventualmente). Credo non ci sia compito più difficile. Bisogna infatti conoscere i formati, adattare i contenuti rispetto alle griglie di progettazione, creare le griglie di progettazione, scegliere con cura font e dimensioni, contrasti e posizionamenti, conoscere le regole di lettura e leggibilità, di vicinanza e di allineamento, stabilire le gerarchie visive degli elementi, saper usare un telefono e ordinarsi un caffè al bar. Praticamente tutto, tranne lavorare con foto, immagini e illustrazioni.
Illustratore
Gli illustratori sono quegli amici un po’ strani che avevamo a scuola, quelli che detenevano la misteriosa arte della rappresentazione visiva su carta. Insomma quelli che un po’ erano artisti e un po’ erano musicisti, un po’ street artist e un po’ casinari e che poi, non si sa bene come, a un certo punto, hanno deciso di diventare tatuatori. Quelli che, però, non hanno scelto questa strada sono diventati illustratori. L’illustrazione è la più affascinante tra le discipline applicate alla comunicazione visiva, per la sua intrinseca caratteristica di saper dimostrare il lavoro svolto. Quando si sceglie un font, infatti, tutti ignorano che per sceglierlo si è diventati ciechi davanti a un computer, che si è letto fino alla nausea o che si è guardato il lavoro altrui per trovare nuove idee fino alla denuncia per stalking. Quando invece si disegna, allora cambia tutto. Ci si perde subito in domande tipo “ma come hai fatto?” Oppure in espressioni di ammirazione tipo “madòh bellissimoh!”.
Se, però, da un lato la figura dell’illustratore suscita tanti followers, è altrettanto vero che la fama ha sempre un prezzo da pagare. Quanti di voi, infatti, possono dire di non aver mai chiesto all’amico o all’amica che sapevano disegnare di fargli un ritratto del proprio cane ormai scomparso da tempo o di disegnargli la “grafica” per la partecipazione delle nozze del cugino “che tanto che ci vuole ci metti un attimo”?
Questa è la principale causa di morte degli illustratori: non essere pagati per il lavoro svolto.
Recentemente, questi abili professionisti sono diventati molto richiesti. Un po’ per compensare le mancanze professionali di qualcun altro, un po’ perché ciò che si vede si vende sempre meglio. Molti si improvvisano come grafici pubblicitari o brand designer, ma non sempre i risultati sono entusiasmanti. Possedere buon gusto non è sufficiente per realizzare un progetto. Ma sicuramente aiuta.
Ora che abbiamo fatto chiarezza sulle basi, possiamo anche fermarci a riprendere fiato. Nella prossima filippica vi parlerò di altre mitologiche figure, che vivono ai margini della società civile in tane illuminate appena dalla luce asettica di un neon, circondati da un alone di mistero e di tetra leggenda. Praticamente parleremo dei programmatori.