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Mostre ed eventi // Pagina 173 di 231
14.02.2010 # 1262
Milano | Yayoi Kusama I want to live forever

Ilas Web Editor //

Milano | Yayoi Kusama I want to live forever

Fino al 14/02/2010

Giappone, ancora Giappone. E' un periodo in cui l'arte giapponese è al centro dello scenario internazionale. Al PAC ( Padiglione d'Arte Contemporanea) di Milano arriva la più grande artista giapponese contemporanea, Yayoi Kusama. Espone sculture, dipinti, installazioni. Alla biennale di Venezia del 1966, supportata da Lucio ontana, stupì il pubblico con l'opera Narcissus Garden - 1500 sfere metalliche installate nel prato in una esibizione improvvisata. Qui invece espone opere dell'ultimo decennio, dipinti figurativi e astratti recenti, opere scultoree e i disegni formativi degli anni '50 e '60, quando si trasferì giovanissima a New York. Si possono ammirare il bellissimo e spettacolare dipinto a cinque pannelli I want to live forever del 2008, assieme ai giochi infiniti di colore e di trame chiamati Infinity Net, ai giochi di specchi e di luce dell'istallazione Aftermath of Obliteration of Eternity. Il tutto risente dell'influenza degli Infinity Net, ovvero la possibilità di inserire porzioni di infinito nello spazio precostituito della tela, in un ensemble psichedelico e onirico, sancito da un'idea imperitura e costante di morte, quasi ossessiva, morte come mortalità e caducità. Il tema dell'infinito, che si riscontra anche nelle sue enormi sculture, viene affrontata inoltre con l'uso degli specchi che riflettono, appunto, all'infinito, e la rimandano senza sosta, l'immagine ottica. C'è in mostra anche la grande Narcissus Garden, che Yayoi Kusama riporta in Italia dopo quarant'anni.

14.02.2010 # 1279
Milano | Yayoi Kusama I want to live forever

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Genova | Otto Hofmann. La poetica del Bauhaus

Fino al 14/02/2010

Al Palazzo Ducale di Genova si celebrano i 90 anni del Bahaus con un'ampia e unica prospettiva dedicata ad Otto Hofmann ( 1907-1996) che nel gruppo nato a Dessau fu tra i più interessanti. La mostra consta di circa quattrocento opere tra dipinti, disegni, fotografie, ceramiche, oggetti, lettere e documenti  arrivati da diversi Musei europei, da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, e dallo studio dell'Artista.

Attraverso le opere dell'artista tedesco si ricostruisce la storia del Bahaus, la censura, gli intenti e soprattutto è occasione per approfondire gli aspetti poetici dell'arte astratta del secolo scorso. La mostra è curata da Giovanni Battista Marini, in collaborazione con il Goethe Institut Genua e promuove l'interdisciplinarietà di questo personaggio e delle opere a cavallo tra gli anni 20 e 90. Si comincia con le opere di Dessau, dal 1927 al 1930 fino al divieto di esporre e di dipingere venuto dai Nazisti che avevano classificato la sua arte come Arte degenerata. A questo periodo seguì quello della prigionia in Russia, con la produzione di delicati acquerelli, fino alle opere del dopoguerra caratterizzate dalla sofferenza per il disordine politico e l'instabilità del periodo storico, dovuta all'avvento del Comunismo nella Germania Est in cui lasciò nel 51 tutte le sue opere. I suo spostamenti vanno da Berlino, Parigi e il Canton Ticino e testimoniano inoltre di come egli abbia dato una grande impronta anche al Design, attraverso le porcellane e la Grafica con le xilografie e le litografie. La mostra è supportata dalle sue fotografie, oltre a quelle originali di molti artisti Bauhaus , come Moholy-Nagy, Lucia Moholy, Florence Henri, Walter Peterhans, Lux Feininger, Piet Zwart, Franz Roh, Greta Stern. Interessanti sono i quaderni esposti che contengono appunti di studio durante le lezioni di Klee e Kandinskij, tenute al Bauhaus dal 1928 al 1930 e nel 2008 la mostra si è tenuta proprio nelle case di questi due grandi artisti, progettate da Gropius.

14.02.2010 # 1265
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Genova | Henri Cartier-Bresson. Russia

Fino al 14/02/2010

Un’occasione per vedere i quaranta scatti che “l’occhio del secolo”, così come è stato chiamato il grande fotografo francese Herni Cartier-Bresson, fece nel 1954 in Russia, un anno dopo la morte di Stalin. A Genova, Palazzo Ducale, nella Loggia degli Abati. Le fotografie sono messe a confronto con quelle che realizzò in un altro viaggio in Russia del 1973, in piena guerra fredda. Sono foto memorabili perché Cartier Bresson ritrae la quotidianità della gente, cerca di cogliere una Russia che non si è ancora “destanilizzata”, rivelandone i timori e le profonde incertezze. Si interessa del lavoro, dei divertimenti, dei vari contesti sociali e aspetti meno noti, immortala gli ufficiali della Guardia Rossa mentre con la coda nell’occhio sbirciano le ragazze, i poveri e le mogli della nomenklatura, gli aneddoti di strada e le feste popolari. Robert Capa, nel 1947 lo aveva preceduto e aveva viaggiato in Urss con John Steinbeck per il Russian Journal. Ma le immagini di Cartier-Bresson mostrano una Russia in sordina, cogliendo un momento storico cruciale in cui la superpotenza comunista mostrava tutta la sua fragilità. Quando poi, nel 73 decise di tornare disse “”A distanza di diciannove anni dal primo viaggio, desiderai tornare indietro e visitare nuovamente la Russia. Non c’è nulla di più rivelatorio che confrontare una nazione con se stessa osservandone i cambiamenti e cercando di individuare il suo filo conduttore”. L’occhio della macchina fotografica è un testimone incredibile, il vero e proprio filo conduttore di questo passaggio. Le foto che vediamo qui sono completamente inedite e raccolte in un volume pubblicato in Francia, A propos de l’URSS nel 1973.

14.02.2010 # 1259
Milano | Yayoi Kusama I want to live forever

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Prato | After Utopia

Fino al 14/02/2010

Partendo dalla nuova Brasilia progettata dal grande architetto Oscar Niemeyer, questa mostra ospitata dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, indaga sulla concezione spazio temporale nell'arte brasiliana attraverso 27 artisti, che partendo da questa utopia, approdano ad un "posto senza luogo", punto d'incontro tra un Brasile antico e uno moderno, rappresentando lo spazio come simbolo del futuro e luogo di trasformazione temporale. L'utopia brasiliana viene qui mostrata nella sua fase di superamento, una sorta di meta-utopia, un progetto estetico che va oltre quella visone e ne traccia l'uscita. Fulcro di questo superamento restano l'idea di giustizia e di uguaglianza in cui l'utopia a è vista come una sorta di motore e di meccanismo funzionale alla storia, mentre l'ideologia ne è la depositaria, colei che conserva tutto e lo mantiene. In questo senso, l'arte brasiliana contemporanea dimostra di liberarsi dalle contraddizioni del passato attraverso una visone dell'arte più libera e incondizionata. Espongono artisti noti sul piano internazionale come Laura Vinci, Helio Helio Oiticica a Waltercio Caldas, Cildo Meireles, Ernesto Neto e Andrè Komatsu.

14.02.2010 # 1235
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Zurigo | Il design senza forma | Museo del design

Fino al 14/02/2010

 


Quale designer non si è cimentato con la progettazione di una sedia? Probabilmente la sedia è stata da sempre un utile elemento per la progettazione da parte di designer e artisti, e questa mostra ci fa vedere come la fantasia e la creatività dei designer sia legata a questo oggetto, in una mostra chiamata "Formless Furniture", ovvero Design informe o se vogliamo, il design senza forma. Il motto della mostra è "La forma segue la materia" poiché il rapporto tra forma e materia risulta indefinito. La storia del design "informe" è raccontata attraverso diverse sedute a partire dagli anni 60, quando i designer di mobili si rifiutarono di seguire metodi convenzionali nel campo della progettazione d'interni e si ispirarono all'arte per creare delle alternative a quello che c'era, ovvero il mobile classico, con la sua "forma" ben costituita ma rispondente a canoni estetico-funzionali di dubbia efficacia e bellezza. Occorreva adattare la materia al nuovo pensiero, dove la forma non era più così sicura e si cercava una nuova identità nella forma – pensiero delle cose e degli oggetti di uso quotidiano, assieme anche ai nuovi materiali con cui tutto questo cominciò ad essere concepito. I più grandi artisti e designer si sono sempre apposti, spesso in maniera ironica, agli stili convenzionali e in questa mostra ne vediamo degli esempi concreti, dalla colata di poliuretano che il danese Gunnar A. Anders (1912-1982) fa nel 1964 per ottenere una poltrona, fino a Ron Arad, Gatenao Pesce, i fratelli Campana e alla rivoluzione digitale di oggi con Karim Rashid, attraverso il disegno sperimentale degli ultimi 40 anni e fiumi di plastica, che è stata la protagonista di questo nuovo design"informe", dando l'impressione di svuotare le forme e di ridisegnare la materia. La mostra è stata prodotta al Mak di Vienna ed ed è adesso passata al Museo del Design di Zurigo.

07.02.2010 # 1320
Milano | Yayoi Kusama I want to live forever

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Rovereto | Kendell Geers. Irrespektiv

Fino al 07/02/2010

Al MART di Rovereto arriva Irrespektiv che si inserisce in una vasta rassegna dedicata all’artista sudafricano Kendell Geers, da sempre impegnato in una riflessione profonda sul tema della segregazione razziale. La mostra è una coproduzione europea ( Belgio, Francia, Inghilterra, Italia ). Il titolo è una parodia della parola retrospettiva ed esprime subito il tono provocatorio della mostra. L’artista è stato molto attivo nella denuncia dei folli meccanismi dell’apertheid fino a modificare la propria data di nascita, facendola risalire al maggio 1968 ( il maggio francese che da il senso politico alle battaglie di Kendell ). Ma è soprattutto con i suoi lavori che Kendell Geers esplora i confini geografici e linguistici, territoriali, politici, sessuali e psicologici dell’uomo in cui, quest’ultimo, deve prendere una posizione precisa nei confronti del mondo dinanzi a sé. Ne consegue un arte impegnata nel profondo, che suscita reazioni estreme nei visitatori coinvolgendolo in questo discorso artistico - politico, pubblico - privato, artistico - attuale, in cui l’arte diventa veicolo di denuncia e di tensione, elemento fondamentale di resistenza attiva. Notevole è l’installazione “POSTPUNKPAGANPOP” (2008), un inedito assoluto per l’Italia, composta da un labirinto circondato di uno speciale filo spinato, escogitato dalle forze di polizia sudafricane con lo scopo di provocare più danni di un comune filo spinato. L’ossessione apertheid ritorna sempre, così come la denuncia della borghesia bianca sudafricana che all’epoca viveva in un clima di assoluto distacco e ipocrisia. La mostra è passata attraverso lo S.M.A.K di Gand e al BPS 22 di Charleroi, in Inghilterra al BALTIC Centre for Contemporary Art di Newcastle e al MAC Musée d'art contemporain di Lione, concludendosi in Italia al Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento rielaborata da Kendell Geers ogni volta, diversa e originale rispetto le altre.

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