Marco Maraviglia //
Modalità: No Humans. Le visioni di otto artisti per un mondo (im)probabilmente distopico
Massimo Sgroi, curatore della mostra presso la Andrea Nuovo Gallery, ci conduce in un percorso di riflessioni relative all’influenza del progresso sull’uomo e l’ambiente
Cosa fanno gli artisti per produrre opere? Pensano. A volte si lasciano passare addosso il malessere della vita. Come tir che affondano le ruote su dune di sabbia lasciando tracce, impronte, ma senza distruggerle, accolgono il tormento di quei copertoni che li investono. Metabolizzano il vissuto, a volte inconsciamente, mentre conducono la vita di tutti i giorni. Poi la lente della mente mette a fuoco su ciò che stanno per andare a materializzare. Comunicano visivamente la loro immaginazione. Il loro briefing consiste in quegli input che solo gli artisti colgono grazie a una sensibilità che raccoglie metadati tra i rumori di informazioni lasciate inesplorate dai comuni mortali. Talvolta con risultati avveniristici.
Alla fin fine, fanno comunicazione visiva. Con un approccio diverso da quello di un creativo pubblicitario. Ma comunque comunicano. Art director, copywriter e grafici questo lo sanno e perciò li incontriamo spesso in musei o in occasione di mostre d’arte. L’arte è linfa per la mente. Sorgente per la comunicazione.
Massimo Sgroi, curatore della mostra Modalità: No Humans, ha messo insieme otto artisti internazionali (fotografia, pittura, digital art, installazioni) seguendo il filo di un racconto su quel che potrebbero essere le (im)probabili trasformazioni dell’ambiente psicologico e fisico vissuto dall’uomo; urbano e naturale: Güler Ates, Jean Michel Bihorel, Patrick Jacobs, Federica Limongelli, Suzanne Moxhay, Barbara Nati, Helene Pavlopoulou e Simon Reilly.
Tecnologia e innovazione favoriscono il progresso ma c’è un prezzo da pagare? L’individuo si arricchisce umanamente, emozionalmente, o sta subendo un processo di svuotamento della sua stessa presenza attraverso la trasformazione del proprio habitat?
Il tempo scorre trasformando la vita reale sempre più in un universo parallelo, virtuale, fatto di polvere elettronica. Le piazze dove ci si incontrava divengono “second life”; al calcio o minigolf si gioca online con persone che manco conosci e che vivono (vivono?) in altri luoghi. Con i lockdown si è testato il gradimento del pubblico rispetto ai concerti da seguire online. Da casa. Senza l’essenza del brusio e di sguardi che si incrociano che solo dal vivo fanno meglio apprezzare lo spettacolo. Incontri culturali svolti in video. I veri effetti psicologici dello smart working e della didattica a distanza sono ancora tutti da approfondire. Ma non possiamo negarci che hanno contribuito a una desocializzazione che porta a uno svuotamento di valori dell’individuo. Alterazioni nelle sfere amicali, affettive. E quindi della propria mente.
Un progresso che sembra sfuggire di mano, in cui valori come l’identità, la memoria storica, il pensiero emergente, vengono penalizzati, sopraffatti.L’uomo rischia di diventare sempre più un passivo consumer. Con quella protesi-display di cui non riesce più a farne a meno.
In un mondo di un futuro prossimo, potremmo essere costretti a restare chiusi in casa per lunghi periodi per avversità climatiche, tempeste geomagnetiche, blackout, lunghi periodi di austerity per scarsezza di risorse. Sarebbe una grande brutta guerra che noi contemporanei non vorremmo vivere e di cui abbiamo modo di vedere le prime avvisaglie.
Come sarà il mondo con lo svuotamento interiore dell’individuo? E come sarebbe il mondo con una popolazione fisicamente decimata o annullata del tutto?
Modalità: No Humans ci pone di fronte a riflessioni etiche lasciando all’osservatore un’ampia interpretazione. Ma l’aspetto positivo di un mondo che si rigenera grazie all’assenza umana, per un’implosione del progresso, in paesaggi metafisici e iperrealistici, contrasta con il dramma della sua stessa estinzione. L’URBEX (Urban Exploration) suggerita in alcune opere, contiene fascino e allerta. Il fascino di avere il privilegio di sentirsi unico abitante di paesaggi rigenerati, sfuggiti a regole geologiche e biologiche. E un avvertimento che dovrebbe farci pensare sul dove stiamo andando.
Il mondo di oggi non è un granché ma bisogna essere sognatori per (ri)costruire gli umani.
Photo credit: Barbara Nati, Inverted Kingdom (Underpass); Modalità: No Humans, 2021. CourtesyAndrea Nuovo Home Gallery
MODALITÁ: NO HUMANS
Artisti: Güler Ates, Jean Michel Bihorel, Patrick Jacobs,Federica Limongelli, Suzanne Moxhay, Barbara Nati, Helene Pavlopoulou e SimonReilly.
A cura di Massimo Sgroi
Dal 01/10/2021 al 07/01/2022
Orari: martedì - venerdì, ore 10:00 - 13:15 e 16:15 - 19:00
Sabato, domenica e lunedì su appuntamento / Ingresso Libero
Andrea Nuovo Home Gallery
Via Monte di Dio, 61, 80132 – Napoli
Tel. +39 081-18638995
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